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EDITORIALE

Fermatevi un attimo a riflettere

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3 - 5 minuti di lettura

Tutti i giorni, 24 ore al giorno, si parla SOLO di #Coronavirus. Da quando? Se vi interrogate e cercate di darvi una risposta con pochi secondi a disposizione, non riuscirete a farlo.

Questa è la potenza dei media, questa è la potenza dei social, questa è la potenza che deriva dalla paura intrinseca in ognuno di noi.

C’è chi lo chiamerebbe spirito di sopravvivenza, chi in altro modo, ma è un meccanismo che si innesca nel momento in cui la percezione del problema, in questo caso del virus diffuso, lo sentiamo più vicino a noi.

Eppure i numeri ci sono, sono li, tutti da analizzare, e ti mostrano una situazione che si ripete ogni anno, sempre, con pazienti che hanno vissuto la malattia in forma più o meno grave, e con decessi che troppo spesso si diffondono tra anziani, chi ha problemi cardio respiratori o in generale patologie pregresse.

Ma allora quale è la differenza?

Semplice: ci alziamo la mattina e la prima cosa che facciamo è aprire il telefono e leggere l’ultima notizia della sera antecedente e la prima notizia della giornata, e corriamo sui social per confrontarci con l’”amico” di turno.

Ogni anno dobbiamo fare i conti con la stagione influenzale, ma fin quando non la viviamo direttamente o non perdiamo un familiare, vediamo il problema in forma astratta, come una delle tante notizie di chiusura di un TG o da trafiletto di quinta pagina sui quotidiani.

Ma stavolta non è così: perchè?
Semplice, perchè Internet, le chat, i social ci permettono un flusso di informazione tale da generare un sovraccarico (nel gergo, “infodemia”) e questo porta il nostro cervello ad attingere a sentimenti che spesso non fanno parte di noi, come la paura.

Io non nego la presenza del coronavirus, sarei un pazzo a farlo, e non nego nemmeno gli ospedali che, soprattutto nelle regioni più colpite, stanno vivendo forti criticità.
Anche perchè su questo fattore, sul numero di letti disponibili, quelli di terapia intensiva soprattutto, ci sarebbe da aprire un ulteriore dibattito, perchè i forti limiti non sono solo l’effetto diretto dei tagli della sanità.

C’è molto altro dietro, come quel cordone di sicurezza che si è attivato attorno a Milano e che sta mettendo in crisi gli ospedali delle città vicine.
Magari di questo ci dovrebbero qualche spiegazione Gallera e Fontana, che in questo momento stanno dirigendo l’unità di crisi in Lombardia.

Aggiungiamo anche chi si presenta o si è presentato al pronto soccorso con due linee di febbre o con una crisi ipocondriaca, e la frittata è fatta.

Ma vi pongo una domanda: vi siete mai chiesti se queste criticità sono state vissute anche negli anni scorsi?

La risposta è SI, ma non lo dico io, lo dicono i numeri che ogni anno portano a ospedalizzare moltissime persone per effetto dei vari ceppi di influenza che si diffondono durante la stagione invernale.

Pensate che mi invento queste cose?
Se sono inventate allora dovete tirare le orecchie all’Istituto Superiore della Sanità perchè questo studio è pubblicato sul loro sito:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31401203


Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14-2016/17 seasons).

e il link lo trovate in questa pagina:

https://www.epicentro.iss.it/influenza/sorveglianza-mortalita-influenza

Cosa dice questo studio? Vi copio una parte dellatraduzione delle conclusioni su PubMed:

Oltre 68.000 decessi sono stati imputabili a epidemie di influenza nel periodo di studio. L'eccesso di morti osservato non è del tutto inatteso, dato l'elevato numero di fragili soggetti molto vecchi che vivono in Italia. In conclusione, l'imprevedibilità del virus dell'influenza continua a rappresentare una grande sfida per gli operatori sanitari e i responsabili politici.

Nelle conclusioni viene detto anche altro e si fa riferimento anche all’uso dei vaccini antinfluenzali, ma tali affermazioni vanno un pò in contraddizione con quanto sta emergendo proprio in questi giorni circa le motivazioni per cui i bambini sarebbero più protetti degli adulti.
Peraltro, proprio oggi, è stata diffusa l’informazione dai pediatri della chiusura di tutti i centri vaccinali.

Questi numeri sono stati confermati anche nelle stagioni passate, e se guardate anche i dati relativi alla stagione 2019/2020 nulla cambia.

Aggiungo dell’altro: sempre sul sito dell’ISS, nella stessa pagina indicata sopra, trovate questo:

Per questo motivo diversi studi pubblicati utilizzano differenti metodi statistici per la stima della mortalità per influenza e per le sue complicanze. È grazie a queste metodologie che si arriva ad attribuire mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia.

In tutta sincerità, avete mai avuto percezione di questi numeri?

Perchè difronte a QUESTI NUMERI, ora, non mi potete fare alcun paragone con il coronavirus.

E’ chiaro che questo nuovo ceppo influenzale ha una alta trasmissibilità, chi potrebbe metterlo in discussione.


Ma ci rendiamo conto che ogni anno si ripete sempre l’ennesima questione, con la comparsa di un ceppo che è più virulento degli altri?

Potendomi togliere un sassolino dalla scarpa, guarda caso, si tratta sempre di quel ceppo che non era presente nel vaccino antinfluenzale proposto durante la stagione (bisogna pur sempre trovare il capro espiatorio per attribuire il fallimento della campagna a qualcuno o a qualche fattore esterno).

Al mio esposto, potrei aggiungere anche altri dati che riguardano la mortalità, come tutte quelle persone che hanno perso la vita per una infezione batterica contratta in ospedale, numeri da capogiro (quotidiani hanno parlato di 49.000 morti in un anno).

Questi sotto sono invece i numeri di questo momento del Coronavirus nel mondo (non in Italia):
98.114 casi
oltre 3.000 decessi

https://www.healthmap.org/covid-19/

Confrontateli, e poi sediamoci davanti a una birra a dibattere sul problema.
Non sono un virologo o un epidemiologo, ma i numeri li so ancora leggere.

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