Lettere alla redazione

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Gli studenti dicono NO al #GREENPASS: la lettera alle università

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata da Studenti dell’Università degli Studi di Brescia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Accademia di Belle Arti Santa Giulia e Conservatorio Luca Marenzio contro il green pass.
Vi lasciamo alla lettura, più che esaustiva nell'andare a spiegare le motivazioni del perchè un secco no a un documento che è chiaramente lesivo dei diritti costituzionali e totalmente discriminatorio, che non pone nulla di scientifico nel dibattito relativo alla lotta alla Covid.

Riprendiamo un passaggio più che esaustivo dell'intera lettera:
"Siamo di fronte a un’esplicita violazione delle nostre libertà fondamentali, per cui addirittura diritti inalienabili come quello allo studio, al lavoro, alla libera circolazione non sono più universalmente riconosciuti, ma devono essere concessi a tempo. Lo stesso lasciapassare è un simulacro di libertà a scadenza.
È necessario rivedere criticamente l’ormai consolidato e ripetitivo paradigma per cui chi si vaccina si sacrifica in nome del bene comune, per un senso di responsabilità. Ebbene, anche noi siamo mossi da un enorme senso di responsabilità verso la difesa della libertà di scelta relativa all’inoculazione di questo siero – libertà sostenuta da solide riflessioni antropologiche, giuridiche, mediche e sociologiche – da parte di ogni individuo ed è questa convinzione che ci porta, nonostante tutto, a percorrere la strada più faticosa, lastricata di ricatti sempre più pressanti e a tratti insostenibili.".

Gli studenti dicono NO al #GREENPASS: la lettera alle università

#GreenPass imposto alla mensa aziendale IKEA: clienti e dipendenti esprimono il loro disappunto

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#GreenPass imposto alla mensa aziendale IKEA: clienti e dipendenti esprimono il loro disappunto

La campagna assurda e discriminatoria non si ferma, ora il greenpass arriva anche sul posto di lavoro e lo fa attraverso limitazioni che riguardano l'accesso alle mense aziendali.

Non importa se gli stessi dipendenti, colleghi, durante l'orario lavorativo occupano gli stessi ambienti e locali dove potrebbero tranquillamente infettarsi.
E non importa se già molti imprenditori, ancora nel 2020 su spinta delle varie normative e linee guida del Ministero della Salute, avevano già investito enormi capitali per attrezzature divisorie tra plexiglass o altri strumenti similari.

Non ci sarebbe molto da aggiungere nel valutare le assurdità che questo governo sta portando avanti, perché è palese che nulla di scientifico c'è in queste disposizioni.
Queste sono mere attività discriminatorie finalizzate a voler colpire chi ha scelto in piena libertà di non vaccinarsi, di non sottoporsi a una terapia sperimentale che non sta offrendo i risultati che qualcuno ha propagandato fin dall'inizio della campagna vaccinale di massa.

Lo dicono i numeri, lo dicono le stesse ospedalizzazioni che vedono vaccinati e non vaccinati in egual misura ricoverati (anche per altri motivi), ma positivi ai fantomatici tamponi.

Ma anche chi si è fatta portavoce della lotta contro le discriminazioni è caduta nel tranello e, nonostante rappresenti una nota realtà internazionale con sedi in tutto il mondo, si è di fatto subordinata a quanto chiesto dal Governo che sostiene che ci sia un obbligo per accedere alle mense (nonostante le precauzioni già adottate).

I sindacati non sono d'accordo, e si discute su chi debba fare effettivamente i controlli.

Pubblichiamo una lettera arrivata in redazione quest'oggi, che manterremo in firma anonima per tutela di chi oggi si sta esponendo per esporre il proprio pensiero critico, senza urlare dai social e senza volersi sostituire a chi la scienza medica la dovrebbe portare avanti con un utile contraddittorio.

All'interno dei locali IKEA compare un totem, che riporta quanto di seguito:

Car* Colleg*
Dal 16 agosto, nel rispetto delle nuove disposizioni di legge, per la consumazione al tavolo in mensa è richiesto, eccetto alcuni casi stabiliti per legge, esibire una certificazione verde Covid-19 (Green Pass) in corso di validità.

Per chi non avesse il certificato, c’è la possibilità di acquistare il pasto in modalità TAKE-AWAY.

Sottolineiamo l'attenzione riposta al comunicato, a partire dalla prima riga, attenta a non discriminare nessuno nemmeno nell'ambito sessuale, eppure si arriva a proporre, a chi privo del certificato, qualcosa di diverso.
Ci stiamo chiedendo, ma quel "take-away", esattamente, dove dovrebbero consumarlo i dipendenti IKEA?

Ovviamente le nostre pagine sono disponibili per chiunque vorrà intervenire.

Buona lettura!

Dissonanza Cognitiva?

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Dissonanza Cognitiva?

Il clima di tensione che stiamo vivendo in questi giorni e in queste ore è palpabile.
Dalle contestazioni nelle piazze di tutta Italia per il green pass, imposto dal 6 agosto con il Decreto Legge n. 175 del 23 luglio scorso, si è potuto percepire quanto la stanchezza regna sovrana e la tolleranza sia arrivata al suo minimo storico.
In un brevissimo periodo si sono distrutti contemporaneamente quello che era definito il principio di precauzione, caposaldo nell'ambito della salute, e il criterio di falsicabilità introdotto da Karl Popper, in netto contrasto con chi intende una politica di condotta cautelativa soprattutto nell'ambito della salute.

Oggi viene concesso il diritto alla paura nei confronti di un virus, ma al contrario nulla è consentito nei confronti di una terapia genica, attraverso un vaccino, che sta seminando sulla propria strada danni irreversibili fino ad arrivare alla morte.

Gente comune, operai, impiegati, segretarie, casalinghe, pensionati, tutti sono divenuti nel contempo esperti e vittime dello stesso sistema che però trova una forte alimentazione da parte di un mainstream capace, anche in un brevissimo lasso di tempo, di dire tutto e il contrario di tutto.

Pubblichiamo la lettera ricevuta da una nostra lettrice, che ha voluto concentrare la questione su quella che è certamente definibile una dissonanza cognitiva, e che si va a correlare senza indugio alla situazione attuale che sta interessando oggi il personale sanitario, domani certamente anche quello scolastico, vittime di sospensioni dal lavoro, con addirittura sospensione della retribuzione, senza il minimo rispetto di quel principio di precauzione laddove la questione scientifica che riguarda i vaccini anti-Covid è molto controversa.

La scuola nella pandemia. “Si va avanti, profe!”

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La scuola nella pandemia. “Si va avanti, profe!”

In questi giorni tutte le scuole italiane stanno riprendendo parzialmente la propria attività in presenza, e i riflettori sono rivolti soprattutto verso gli istituti di scuola superiore.
Nel mezzo del tam-tam mediatico che pone in prima linea presidi e alcuni sindacati che si dicono preoccupati per l'annunciata totale riapertura dal 26 aprile, nessuno rivolge le dovute attenzioni agli studenti.

Questa mattina abbiamo ricevuto in redazione la lettera di una professoressa, insegna storia e filosofia in una scuola della Lombardia.
Nulla abbiamo da aggiungere a questo che potrebbe essere un saggio, da cui tutti coloro che operano nell'ambito dell'istruzione dovrebbero prendere spunto per attuare profonde riflessioni. Quali danni sono stati perpetrati in questo anno e mezzo nei confronti dei ragazzi?

La cura non ha tempo. Le misure anti Covid non portino a trascurare la prevenzione e la cura del cancro. Ecco le nostre iniziative

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La cura non ha tempo. Le misure anti Covid non portino a trascurare  la prevenzione e la cura del cancro. Ecco le nostre iniziative

Riceviamo in Redazione il seguente Comunicato Stampa che pubblichiamo in toto allegando quanto in originale pervenutoci.
Il 4 febbraio è la GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO.

Il Vice Presidente AMOlaVitaONLUS Dott. Mauro Moroni, Direttore Divisione di Oncologia Ospedale San Carlo Borromeo, Direttore Dipartimento di Emato-Oncologia ASST Santi Paolo e Carlo, Milano in una lettera aperta in occasione della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra giovedì 4 Febbraio, lancia un SOS sul rischio che le misure anti Covid sottraggano tempi e spazi alla cura contro il cancro per una migliore qualità della vita dei pazienti.
Per questo, AMOlaVitaONLUS ha messo in atto iniziative di aiuto specifiche come la donazione di tablet ai degenti per permettere loro di tenersi in contatto con i familiari e l'omaggio di un kit anti Covid con l'intenzione di collaborare a mantenere l'assistenza la più “normale e calda possibile” e per ricordare che la lotta contro la patologia oncologica non deve fermarsi.

Uomo e libertà: il ritorno all’uomo integro. La persona umana nella Costituzione Italiana

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Uomo e libertà: il ritorno all’uomo integro. La persona umana nella Costituzione Italiana

Riceviamo e pubblichiamo con molto piacere la lettera pervenuta in redazione da parte di Mirella Manera, avvocato penalista di Milano, con la quale abbiamo condiviso indirettamente, negli ultimi anni, una lotta che è sempre andata a vertere a una informazione il più trasparente e obiettiva possibile.
Dalle righe a seguire emerge l'opportunità per poter riflettere su cosa sta avvenendo oggi nella nostra società, toccando temi importanti come la giustizia in relazione al concetto di umanità, moralità, etica e profitto, tutti argomenti con un unico filo conduttore.

RESET | Manifestazione Libertà e Verità | 30 gennaio 2021

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RESET | Manifestazione Libertà e Verità | 30 gennaio 2021

Nel giorno dell'ennesimo tentativo di questo Governo di trovare una maggioranza per poter permettere a certi parlamentari di restare ancorati alle poltrone, nel giorno in cui un presidente di una regione Lombardia dichiara che «Sulla zona rossa in Lombardia probabilmente non è colpa di nessuno», la redazione è lieta di dare spazio al Comunicato Stampa ricevuto nelle ultime ore da un Comitato di cittadini di Milano che, come altri nel resto d'Italia, ha superato il livello di tolleranza, il livello di guardia.

Il prossimo 30 gennaio, in Piazza XXV Aprile, dalle ore 15, è stata autorizzata una manifestazione, in seconda edizione a poche settimane dalla precedente e che aveva già avuto  successo per partecipazione e interventi.

Di seguito il comunicato ricevuto in redazione:

Il cuore di Alessandria chiede dimissioni immediate

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Il cuore di Alessandria chiede dimissioni immediate

In una giornata convulsa come quella di oggi, dove le attenzioni sono rivolte a problemi nazionali importantissimi raccontati nei fatti di cronaca, con difficoltà riusciamo comunque a restare indifferenti e lucidi su altre notizie, e sul livello di bassezza che un certo tipo di giornalismo può raggiungere.

Alessandria oggi piange nuovamente tre eroi che tali rimangono per la città, gli amici, tutti i parenti, tutti coloro che in un contesto cittadino modesto per sue estensioni territoriali, può corrispondere al quartiere di una grande metropoli.

Conoscevamo la notizia, ma il fatto di cronaca, la tragedia, torna oggi alla ribalta perché un giornale decide di buttare in prima pagina l'inutilità, andando a toccare l'onore di tre persone che hanno dato la vita per il loro lavoro.
Pubblichiamo la lettera pervenuta in redazione esattamente come è arrivata, firmata in rappresentanza degli amici vicini alle famiglie che oggi piangono due volte le proprie perdite.

Non facciamo parte di quel tipo di giornalismo!

#Covid19: l'importante è la campana di vetro. Tutto il resto è solo disturbo

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#Covid19: l'importante è la campana di vetro. Tutto il resto è solo disturbo

Riprendiamo nel titolo le parole di Sara Anzellotti che quest'oggi ha fatto arrivare anche alla nostra redazione una lettera che non lascia molto spazio a equivoci.
In questo paese, dove il Covid19 ha completamente azzerato ogni altra patologia esistente, ci si preoccupa della sanità solo quando bussa alla propria porta.
Si richiede ogni precauzione possibile, senza pensare che, per alcune famiglie, quello che possono apparire minimi sacrifici sono in realtà delle montagne insormontabili.

Sara è una mamma che fin da subito, alla nascita dei propri figli, si è sempre fidata di quello che un sistema sanitario ha sempre inculcato: prevenzione attraverso un calendario vaccinale mirato a far star bene i nostri bambini.
Quello che non aveva colto e nessuno le aveva detto era che, per quella prevenzione, c'erano anche dei rischi.

Con i primi vaccini suo figlio inizia con le prime reazioni avverse, rappresentate da forte agitazione e nervosismo, disturbo del sonno e coliche.
Ma la fiducia del sistema l'ha portata, nonostante tutto, ad affrontare anche il secondo richiamo, e da li è iniziato il declino.

Sono 9 anni che Sara con suo figlio deve fare i conti con una grave encefalopatia post vaccinazione, certificata dal personale medico.
E come se non fosse abbastanza, il tutto aggravato da restrizioni che non sono per nulla compatibili con chi vive la malattia.

Lettera agli organizzatori della manifestazione “A scuola!” - 25 luglio 2020

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Lettera agli organizzatori della manifestazione “A scuola!” - 25 luglio 2020

Carissimi,

Ero incerta sul da farsi, titubante nel decidere a chi rivolgermi con queste poche righe.

Avrei voluto scrivere, come cittadina-madre-donna italiana, una lettera agli organizzatori della manifestazione “A scuola!” per ringraziarli dell’immenso lavoro svolto, ma sentivo che avrei dovuto fare di più.

Avrei voluto scrivere al Ministro Azzolina per farle sapere che la scuola, quella vera, non si arrende alle inaccettabili nefandezze che progettano di propinarci, ma temevo mi avrebbe ignorata.

Avrei voluto scrivere all’ufficio scolastico regionale della Lombardia, ma considerate le recenti indagini in corso che hanno coinvolto in prima persona il Governatore Fontana, temevo di non ricevere la giusta attenzione.

Ho sentito quindi il bisogno di condividere con una platea più ampia i miei pensieri di cittadina preoccupata, pubblicarli in rete per mezzo di questa testata per renderli fluidi e fruibili, fissarli sul web attraverso gli occhi di chi offre spazio al sentire, quel sentire che si tramuta in ascolto e comprensione.

Positiva ai test sierologici IgG e IgM: vive la sua quotidianità nell'indifferenza del personale medico

3 - 5 minuti di lettura

Gli italiani si sentono ripetere più volte al giorno di fare attenzione, di lavarsi le mani, di usare le mascherine.
Viene intimato di evitare la movida, con la non velata minaccia di una riattivazione del lockdown se la curva dei contagi dovesse tornare a salire.

E sempre più spesso le colpe vengono attribuite alla popolazione.

Ma quando l'incompetenza, l'inerzia, ma soprattutto il comportamento sconsiderato è degli enti ospedalieri, organizzati dal Servizio Sanitario Regionale, come dobbiamo comportarci?
Ci sarebbe da appellarsi alla magistratura, perchè chi sta causando danni è tutta là, dove qualcuno tenta malamente di portare avanti una regia sanitaria che di azioni reali ma soprattutto sensate ne sta facendo un gran poche.

Regione Lombardia, dalle pagine istituzionali del proprio sito Internet 1, scrive precisamente:

  • i test non devono essere venduti o messi a disposizione di “profani”, ovvero persone non esperte di test diagnostici

 .... e ancora:

Si precisa che:

la verifica della correttezza dei percorsi sopra indicati è in capo al medico responsabile
 i relativi costi NON sono in carico al SSR;
 il referto positivo a test sierologico con metodica CLIA o ELISA o equivalenti deve essere comunicato alla ATS di residenza del soggetto, attraverso gli appositi flussi predisposti secondo specifiche indicazioni regionali, indicando:
 i dati anagrafici;
 il telefono;
 il referto del test;
a data di avvio dell’isolamento fiduciario;
 la data prevista per l’effettuazione del tampone
e comporta l’avvio del percorso di sorveglianza di caso sospetto.

Pubblichiamo quanto accaduto alla famiglia di una nostra lettrice, le prove sono state fornite alla nostra redazione che ha provveduto a nascondere opportunamente i dati sensibili della madre.
Difronte al rifiuto del SSR, è andata a fare i test sierologici di sua iniziativa, leggete quanto accaduto:

 

Scrivo perchè vorrei che questa esperienza possa denunciare i limiti e i confini estremi di una totale incompetenza nella gestione di una cosi detta pandemia ... per chi ci crede!

Mia madre, 62 anni, custode in un condominio dove è presente anche un ambulatorio medico,  il 13 maggio 2020 si reca in una grande struttura ospedaliera di Sesto San Giovanni per effettuare il test sierologico.

Nel mese di marzo è stata male, una influenza che si è trascinata più del solito, durata un paio settimane con febbre che inizialmente faticava a scendere, trattata in fase 1 (per restare in tema decreti) con la classica terapia antinfiammatoria.
Successivamente, in fase 2, dopo la visita col medico di base, la prescrizione di un antibiotico, forse per la presenza di una tosse persistente che le causava dolori un po' ovunque.

Non è mai stata trattata come paziente Covid.

Nonostante le insistenze di mia mamma di approfondire con un tampone o altro metodo diagnostico, considerando il suo lavoro a contatto con la gente, la risposta è stata sempre negativa.
Solo un certificato di malattia per stato influenzale, nessun riferimento ad un isolamento preventivo e quarantena.

Il 15 maggio, due giorni dopo il test, doveva recarsi presso la struttura ospedaliera per ritirare il referto, ma una chiamata la invitava a presentarsi il successivo lunedi 18 maggio per un colloquio col medico.

Le ovvie preoccupazioni per l'esito del test sono aumentate quando, dopo tre giorni, riceve una telefonata dalla struttura che le rinvia l'appuntamento al mercoledi 20 successivo, con il ritiro dei documenti.

Giunge il 20 maggio e finalmente ritira il referto che viene letto insieme al medico: mia madre risulta positiva sia per IgG che per IgM, ergo ha sia gli anticorpi Cov, sia un'infezione tuttora in corso.

Non vengono fatte domande di rito, non le viene chiesto se persistono i sintomi e non viene svolta alcuna visita.
Nessuna domanda riguardo al suo lavoro, nessuna istruzione riguardo l'avvisare le persone con cui è venuta in contatto, i familiari e il datore di lavoro.

La invitano solo a presentarsi l'indomani per effettuare un tampone. 

Mi domando ora: quanta credibilità può avere una gestione di questo genere, in cui le persone potenzialmente infettive vengono lasciate a piede libero?
Quanti come mia mamma?
Parliamo di una cittadina che si è recata spontaneamente per fare un approfondimento, che ha trascorso 5 giorni nella paura, ricevendo solo rimandi, il tutto considerando la pressione mediatica degli ultimi quattro mesi?

Consideriamo che mia mamma ha vissuto la sua quotidianità lavorativa, senza sapere che poteva essere un problema per tutte le persone che incontrava.

A questo punto mi vien persino da pensare che gli aggiornamenti quotidiani dei nuovi casi pubblicati dalla Protezione Civile li facciano sulla base degli esiti di questi test: gente a casa che sta bene, ma che ancora risulta positiva.

Difficile non pensare che dietro a tutto questo ci sia solo una grande tavola grassa; un insieme di interessi nutrito dal grosso sacrificio e dettato purtroppo dalla paura di molte persone.

Con tutto il rispetto per chi ha vissuto in prima linea e per chi ha perso qualcuno, credo sia arrivato il momento di grattuggiare letteralmente le incapacità di gestione e la perseveranza negli errori con cui alcuni continuano a trattare la questione.
I trucioli che ne deriveranno potrebbero essere le risposte di cui abbiamo bisogno!

Fonti:

  1. Sito web istituzionale Regione Lombardia - Test sierologici per ricerca anticorpi anti COVID-19

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