Lettere alla redazione

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Esselunga, lettera al Direttore

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2 - 3 minuti di lettura

Gentile Direttore,
leggo con rammarico la notizia circa la nuova apertura di un servizio ambulatoriale presso la Vostra sede di Monza.
Sí Direttore, ha letto bene, sono profondamente rammaricata da questa notizia.
Io, che conosco il Vostro marchio da quando ero bambina, quel marchio di qualità che in Italia spopola e primeggia, sono turbata da questa scelta, da questa trasformazione verso il massimo della speculazione.

Vede Direttore, a mio avviso c’è un tempo per ogni cosa e un luogo per ogni scopo.

Comprendo che le logiche di mercato spingano verso la ricerca del business in ogni dove, ma se parliamo di salute pubblica e prevenzione non possiamo pensare ad un supermercato.

Quando penso ad un luogo dove la mia salute possa essere tutelata, non mi riferisco certo alle corsie dei prodotti medicali.

Se penso alla tutela della salute pubblica in generale e alle prestazioni erogate dal Servizio Sanitario Nazionale, non posso accettare che gli stessi vengano erogati a pagamento presso una delle Vostre sedi, tramite un distaccamento di un centro privato, quando dovrebbe essere la nostra sanità pubblica a fornire tale servizio in tempi accettabili e versando solo il ticket.

Ma il business non si ferma qua, certo che no, poiché chi ha ventilato questa idea la sapeva lunga...i vaccini!
Quanto va di moda parlarne ultimamente, sembra la nuova tendenza del momento. Se non nomini i vaccini non sei nessuno!

Colui che ha partorito l’idea, è al corrente delle condizioni fatiscenti nelle quali riversano i nostri ambulatori ASL.

È consapevole delle lunghe tempistiche necessarie per avere un appuntamento al centro vaccinale.

È cosciente del fatto che numerosi genitori potrebbero non voler aspettare a lungo per una vaccinazione, magari facoltativa.

E allora ecco qua che l’ideatore ha individuato il business, fiutando come un segugio una nuova possibilità di fare impresa, anche con la salute dei suoi consumatori, in un luogo poco avvezzo alla pratica vaccinale.

Ciò che però non ha considerato, è che a molti consumatori questa trovata non piacerà, perché sa Direttore, tra le corsie dei suoi store ci sono persone che sanno che un vaccino non si può fare al supermercato.

Una vaccinazione è un atto sanitario serio, non è parificabile a riempire un carrello, non si raccolgo i punti con la tessera dei punti fragola.

Occorre vaccinarsi in un luogo consono all’atto sanitario al quale ci stiamo sottoponendo, con dei requisiti di sicurezza minimi garantiti, con un medico che sia in grado di informare il paziente dei rischi e dei benefici che questa pratica comporta, prima di firmare il consenso informato e di soccorre il paziente in caso di reazione avversa immediata.

È per tutte queste ragioni che io, come consumatrice storica ho deciso di far sentire la mia voce, di urlare il mio dissenso e di far sapere che una proposta di marketing così presentata poco ha a che fare con l’immagine di servizio e qualità garantita che molti come me hanno di Esselunga.

Certa che comprenderà la durezza di queste parole,

Una consumatrice delusa.

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