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SOCIAL E AI: QUANDO SULLA CENSURA C'È LO ZAMPINO DELL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Una grave disabilità secondo Facebook rappresenta odio, sesso e violenza

Una grave disabilità secondo Facebook rappresenta odio, sesso e violenza
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2 - 4 minuti di lettura

"Parlare di mio figlio gravemente disabile per Mark Zucherberg e Facebook è incitamento all'odio, favoreggiamento di incontri sessuali e contenuti forti e violenti".
Queste sono le parole di Thomas Ghidotti, padre di Nicola, un ragazzo di 15 anni che una vita normale purtroppo non l'ha vissuta, perché la fiducia che ai genitori è stata chiesta, di riporre nei confronti della sanità, non l'ha risparmiato dagli effetti devastanti che nessuno ti prepara ad affrontare.
Gli obblighi vaccinali, in particolare quelli pediatrici, portano anche a questo, ma nessuno vuole che se ne parli, figuriamoci poi quando la tua testimonianza raggiunge i social.

I genitori sono anni che, attraverso diversi canali di informazione e quindi anche le piattaforme di condivisione, testimoniano quello che succede dopo la vaccinazione, quando questa può portare a una grave disabilità difronte all'indifferenza di uno Stato che non si assume alcuna responsabilità.
Del resto non c'è da stupirsi se un ex Ministro della Salute, Roberto Speranza, proprio di recente durante le sue tante partecipazioni per presentare il suo libro, difronte alle rimostranze di chi ha subito un danno da vaccino, ha parlato del consenso informato e la responsabilità che viene riposta: ma esattamente, quale è questa informazione e a cosa un genitore di fatto da un consenso?

Nel frattempo, l'intelligenza artificiale a cui i social spesso si affidano, decide che della tua disabilità, soprattutto se causata dallo Stato perché tu sei nato SANO, non ne puoi parlare!

I genitori di Nicola non sono rimasti a guardare.
Dare la vita è uno dei doni che la natura ha concesso a un uomo e una donna, ma questa può essere devastata da chi decide cosa del tuo corpo puoi fare da quando nasci fino alla vita adulta.

Nicola è un ragazzo di 15 anni della provincia di Bergamo, nato sano e pronto per affrontare insieme ai suoi genitori una vita che avrebbe potuto essere normale, ma il condizionale probabilmente per lui era d'obbligo.
Un vaccino esavalente gli ha causato dapprima una encefalopatia, per portare poi il suo corpo a regredire e peggiorare.
La fiducia chiesta ai genitori lo portarono ad affrontare un'altra dose di vaccino trivalente, perché le informazioni fornite dal sistema sanitario ai genitori andava a vertere a una ulteriore protezione.
Purtroppo non è stato così e Nicola si è trovato su un letto d'ospedale in fin di vita e senza alcuna speranza.

Affrontare oltre dieci ricoveri alla ricerca del nulla, fin quando gli stessi genitori, mossi da quell'istinto che probabilmente solo chi ti ha portato alla vita può avere, ha concesso a quel corpo di poter proseguire.

Nicola, fin da quei giorni, è intrappolato in un corpo che non può più comandare, ma i suoi genitori hanno deciso comunque di aiutare, attraverso l'associazione Il Sentiero di Nicola, altre famiglie che hanno vissuto problemi analoghi.
Per lui oggi non c'è alcuna cura riconosciuta, ci sono dei metodi che possono farlo stare meglio ma non sono riconosciuti dallo Stato, come le cellule staminali che in Italia solo pochi fortunati hanno potuto conoscere.

Attraverso i canali informativi, tra cui appunto anche i social, Nicola parla attraverso i post scritti dai genitori ai tanti che ne seguono le cure.
Capita, e non di rado, che debba affrontare cure di cortisone e essere attaccato all'ossigeno per difficoltà nella saturazione, e questo viene raccontato anche attraverso le pagine web di Facebook per tenere viva l'informazione che chi dovrebbe essere preposto a farlo non porta avanti. I danni da vaccino sono sotto censura, senza se e senza ma.

Ed ecco che proprio nei giorni scorsi, quattro post dedicati ad un periodo di cure più intense sono state oggetto di revisione da parte del social: evidentemente parlare di un malessere per l'intelligenza artificiale corrisponde a incitare sentimenti di odio, aggiornare gli amici sull'avanzamento delle cure e farlo con una foto che riprende un letto, significa "favoreggiare incontri di natura sessuale", un primo piano di Nicola attaccato alla maschera che gli inala cortisone, significa "esporre contenuti forti e violenti" che meritano censura.

Tutto questo strappa un amaro sorriso, perché proprio nell'era in cui dell'AI se ne parla in ogni ambiente e per ogni applicazione, c'è chi sta già cercando di correre ai ripari denunciando che proprio il connubio "Social + AI" sta uccidendo il giornalismo, e quindi proprio l'informazione.

Ci auguriamo che nel breve periodo l'uso dell'intelligenza artificiale, piena di bug e di imperfezioni che del resto gli stessi creatori evidenziano, venga regolamentata da precise regole e normative, perché il rischio è che tutto ciò che si apprende da quella grande "scatola" che è internet, oggi unica fonte di informazione, non venga più nemmeno verificata per ciò che produce!

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