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Quante acrobazie per negare i danni da vaccino

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È morto a 18 anni, il 31 dicembre scorso, 55 giorni dopo la seconda vaccinazione anti Covid. Ma per Aifa non esiste. Il suo caso non compare nemmeno tra i decessi “scartati”, quelli segnalati e non correlati alla vaccinazione. L’autopsia richiesta dal giudice dopo la denuncia della famiglia attribuisce il decesso a “causa naturale” pur con “la presenza istologica di pericardite e miocardite”. Il ragazzo era sano, studiava e viveva con il padre a Londra dove si era vaccinato, la prima volta l’11 settembre e la seconda il 6 novembre 2021 (entrambe con Pfizer e senza accusare alcun malessere).

Ma il 31 dicembre era in Italia, dalla madre, quando è stato trovato morto dal fratello, poco prima di pranzo. Dopo il parere del medico legale, il Pm chiede l’archiviazione. Ma l’avvocato della famiglia si oppone. La perizia di parte ha prodotto altri documenti, l’esclusione di un nesso causale va valutato in modo più approfondito. Secondo Eugenio Sinesio, cardiologo ed ematologo e co-firmatario della perizia, ad esempio, vi sarebbero prove che fanno incorrere Aifa in errori.

La morte “correlata” deve avvenire nei primi 14 giorni

Nel penultimo report sui vaccini, quello annuale, con i dati dal 27 dicembre 2020 al 26 dicembre 2021, Aifa dichiara che sono stati comunicati 758 decessi, 223 di questi, però ( il 20%) sono stati scartati subito da ogni ipotesi di correlazione perchè si tratta di morti avvenute dopo 14 giorni dall’ultima vaccinazione: sì, per entrare nel novero dei correlati bisogna morire entro due settimane dall’ultima dose. Altrimenti “non c’è correlazione”.

A pagina 25 trovate i criteri con i quali Aifa stabilisce che una morte è legata ai vaccini anti Covid da un rapporto di causa effetto, in tutto erano stati riconosciuti solo 22 decessi correlati, diventati poi 29 nell’ultimo report che comprende le segnalazioni fino al 26 giugno 2022.

Camilla Canepa morì 16 giorni dopo la vaccinazione. Ed è probabile che per questo cavillo la famiglia non riceva un cent.  “È una decisione statistica, stabilita prima della pandemia” aveva risposto Giorgio Palù, presidente di Aifa, alla Bussola. Quale statistica se i vaccini sono nuovi? Si è chiesto il giornalista.

Cosa fu deciso prima della pandemia

Prima della pandemia non fu deciso solo il limite di morte correlata a 14 giorni; fu deciso anche di togliere l’assicurazione a chi aderisce a una sperimentazione farmacologica. Ci fu poi un tentativo di “sensibilizzare” la stampa, rea di fare sensazionalismo sugli eventi avversi da vaccinazione. Il prof Roberto Burioni, messo in cattedra ai corsi di aggiornamento per giornalisti bacchettò: “Non si può scrivere ‘morto dopo il vaccino’, è un giudizio e non si tratta di cronaca. Non dovete nemmeno precisare che si faranno indagini perchè non si fa nessun accertamento: i vaccini sono sicuri”. Ipse dixit.

Miocardite, effetto del vaccino o long Covid?

La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco, la pericardite colpisce invece il pericardio, la struttura che protegge il cuore.

Di infiammazione al cuore si può morire soprattutto quando la malattia è asintomatica (esempio: le morti improvvise) ; se invece compaiono i sintomi si prova a curarla. Che i vaccini anti Covid possano provocare malattie severe al cuore è stato messo per iscritto dalle aziende produttrici nei foglietti illustrativi dopo qualche mese dall’inizio della campagna vaccinale. “Evento raro ma possibile, più frequente nei giovani maschi”. Qui (dove peraltro si parla di miocarditi a 28 giorni dall’ultima vaccinazione).

I dati Vaers mostrano che nel 2021 le segnalazioni di incidenza di miocardite post vaccinazione nei ragazzi 11-15 anni sono aumentate di 19 volte (l’incidenza media alla stessa età era 1 x 100.000 all’anno). Si veda la tabella allegata contenuta in questo studio pre print. Sono gli autori stessi a ipotizzare un legame con le vaccinazioni poiché il picco di incidenza non si è avuto durante la prima fase della pandemia ma con la distribuzione delle vaccinazioni.

“Se la miocardite fosse dovuta al Covid, l’aumento di incidenza si dovrebbe osservare durante tutto il periodo della pandemia, ma se la miocardite è dovuta alla vaccinazione l’aumento di incidenza si osserva durante il periodo in cui le persone vengono vaccinate, e questo è il caso, almeno negli USA, almeno secondo il Vaers” ha commentato l’epidemiologo Stefano Petti.

Lo studio che attribuisce la miocardite al Covid

È apparso su Circulation lo studio che sposta l’attenzione dalle vaccinazioni: secondo gli autori la miocardite è dovuta al Covid.

Il lavoro riporta un’incidenza di infiammazione cardiaca pari a di 2-3 casi su mille pazienti ricoverati per Covid.

“Tuttavia va ricordato che gli ospedalizzati sono solo l’1% dei malati di Covid, cioè per 1 ospedalizzato ci sono 100 positivi al tampone non ospedalizzati per cui l’incidenza della miocardite nei malati di Covid non è 2-3 x 1000, ma 2-3 x 1000 x 100 cioè 2-3 x 100.000 che corrisponde alla normale incidenza della miocardite nella popolazione generale” fa notare Stefano Petti.

Petti osserva anche che i ricoverati avevano il covid “diagnosticato con tampone naso-faringeo, ma non sono state fatte ricerche del virus nel tessuto miocardico. I pazienti sono stati tutti sottoposti a biopsia/autopsia ma non è stato ricercato il virus nel tessuto miocardico. Quindi la positività al tampone potrebbe non essere legata alla sofferenza cardiaca”.

Ma c’è un terzo elemento, “gravissimo dal punto di vista metodologico: manca il gruppo di controllo. Si sarebbero dovuti esaminare i malati di Covid ricoverati e un altro gruppo di pazienti in ospedale per altre ragioni, ad esempio con la polmonite non Covid o l’influenza. Quindi, si sarebbero osservate le miocarditi nei due gruppi e solo se la percentuale fosse risultata maggiore nei malati di Covid si sarebbe potuto arrivare a quelle conclusioni, che il Covid o long Covid è responsabile delle miocarditi”.

Lo studio in questione poi, non avendo preso in esame i vaccinati, non può escludere che i vaccini provochino miocarditi.

I giovani sani rischiano di più

Il gruppo di studio Infovax che ha prodotto le slide allegate cita uno studio tailandese, di cui vedete i riferimenti: su 301 studenti sani di 13-18 anni vaccinati con due dosi e seguiti, una volta tanto, con farmacovigilanza attiva, il 29% ha riportato disturbi cardiovascolari, lievi. Si tratta di 23.250 casi per milione, a testimonianza del fatto che la sorveglianza passiva, di solito l’unica praticata (e adottata da Aifa), sottostima in modo drammatico la reale incidenza delle reazioni avverse.

22h27 gl mortecovid

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