"L’Agenzia Europea per i medicinali e l’AIFA hanno autorizzato due vaccini anti COVID-19 a mRNA. Sono i vaccini Pfizer mRNABNT162b2 (Comirnaty) e COVID-19 Vaccine Moderna mRNA -1273 (Spikevax)."
Lo leggiamo dal sito dell'Agenzia Italiana del Farmaco e sono due dei vaccini che progressivamente sono stati resi disponibili sul territorio italiano dalla fine del 2020, dopo una imponente campagna vaccinale proseguita per tutto il 2021 e 2022.
Presentati come terapie preventive, seppur sul mercato dopo un anno di pesanti perdite con decine di migliaia di morti, senza basi scientifiche consolidate e con una teatralità non nuova per l'Italia (ricordiamo il mantenimento ad una temperatura di - 80°), non sono state risparmiate da un'attenta analisi della comunità scientifica che, col passare dei mesi, ha iniziato a trovare delle criticità.
Da un lato chi ha protetto questa nuova "tecnologia", che non a caso i più attenti hanno definito terapia sperimentale, dall'altra i più critici che hanno evidenziato effetti avversi che hanno portato alla segnalazione di milioni di casi a livello europeo.
Singolare che perfino realtà note a livello nazionale, come istituti di ricerca farmacologica o enti ospedalieri attivi per la ricerca scientifica, non siano nemmeno d'accorso se si tratta di tecnologia totalmente innovativa oppure no.