#COVID19: emanato nuovo DPCM dal 2 marzo 2020. All'emergenza sanitaria si aggiungono i danni economici
- ITALIANI DISCRIMINATI ALL'ESTERO
Il tempismo non è certo dei migliori e fa comprendere quanto la questione riguardante l'emergenza sanitaria sia enormemente politicizzata.
Viene emanato il secondo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri finalizzato al contenimento di quella che è stata definita dall'OMS rischio di pandemia, ma in realtà siamo difronte ad un effettivo bipolarismo di chi dovrebbe mantenere tutto sotto controllo, anche agli occhi della stampa estera.
Non siamo gli unici ad aver notato il richiamo alla calma del Presidente del Consiglio Conte, fino alla mascherina indossata dal Presidente di Regione Lombardia Fontana.
In effetti il virus che sta circolando in Italia non ha mandato in tilt il solo sistema sanitario nazionale, ma anche tutta la comunicazione istituzionale mettendo in mostra quanto i nostri politici siano più interessati alla propaganda politica rispetto alla salute degli italiani.
Anche perchè ora tocca ai lavoratori raccogliere i cocci, e tra i primi coloro che lavorano nel turismo e che hanno sempre dimostrato capacità d'accoglienza nel nostro paese e che stanno già facendo i conti con le numerosissime disdette anche per la prossima stagione estiva.
Nei confronti degli italiani all'estero, in vacanza o per lavoro, risorge il termine di untore, lo stesso che in Italia era rivolto fino a ieri a bambini non vaccinati, ma in perfetto stato di salute, per il loro accesso scolastico.
Gli italiani in balia degli eventi, un Consiglio dei Ministri incapace di prendere decisioni senza le influenze politiche provenienti anche dalle regioni, nessuno che, nella sostanza, sia capace di prendersi, letteralmente, "le palle in mano" per pensare alla tutela del bene comune.
Il DPCM arriva, nella sostanza nulla cambia rispetto alla settimana scorsa, nonostante i dati relativi al contagio del coronavirus raccontino altro, con un numero di pazienti guariti che fa comprendere che tutto quanto abbiamo percepito dal mainstream è solo ed esclusivamente infodemia, come già avevamo scritto nella scorsa settimana.
Ma a farne le spese sono sempre gli italiani, perchè questa incapacità non ha fatto altro che dipingere la nostra penisola e i suoi abitanti per quello che non sono.
Ora chi dall'Italia si arreca all'estero è considerato un rischio epidemico, tanto da essere recluso in albergo presso la località turistica, come racconta dalle pagine di Repubblica una mamma recatasi in vacanza alle Tenerife [1].
Ma non è l'unico caso, anche un gruppo di veneti e lombardi è stato bloccato, nei giorni scorsi, all'aeroporto delle Mauritius per lo stesso motivo, e rispedito a Fiumicino [2].
In merito a questi avvenimenti, riemerge quindi il concetto di "untore".
Sarebbe interessante chiedere cosa ne pensa a chi, in Italia, ha utilizzato lo stesso metro di valutazione nei confronti di bambini parzialmente o non del tutto vaccinati, ma perfettamente sani, in merito all'accesso nelle scuole italiane.
Ora molte famiglie si ritrovano, per ora in tre regioni, a dover affrontare un'altra settimana di disservizi e difficoltà.
Tra le misure proposte dal DPCM [3] troviamo anche la chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, delle medie e grandi strutture di vendita e degli esercizi commerciali presenti all'interno dei centri commerciali e dei mercati, ad esclusione delle farmacie, delle parafarmacie e dei punti vendita di generi alimentari.
Questo nelle province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona. Considerando la breve distanza con le province vicine, come quella di Brescia, ricche di strutture come quelle menzionate, ci chiediamo quale potrebbe essere la reale efficacia di una iniziativa come questa, ma siamo sicuri che gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico del governo sapranno dare chiare spiegazioni.
Di certo ci uniamo all'appello di chi si rivolge alla popolazione, chiedendo di non affollare i pronto soccorso per due linee di febbre e di utilizzare le classiche norme igieniche al fine di non contribuire alla diffusione del virus.