Lettere alla redazione

LETTERE ALLA REDAZIONE

"Spettacolo del dolore", le considerazioni di una nostra lettrice!

"Spettacolo del dolore", le considerazioni di una nostra lettrice!
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3 - 5 minuti di lettura

E' un onore per noi, di tanto in tanto, ricevere lettere con richiesta di pubblicazione.
Se il livello è questo, poco abbiamo da aggiungere; nella vita di una persona, con il passare degli anni, la solitudine può diventare una accezione negativa, soprattutto se poi questa è alimentata da discriminazione frutto di ignoranza.
Grazie Anna!



Gentile redazione,
grazie per il tempo che dedicherà alla lettura delle mie considerazioni di donna anziana.

Assistiamo quotidianamente, attraverso le notizie di guerra, a un immenso “spettacolo del dolore”, nel senso che Luc Boltanski ha dato a questa espressione.

Davanti al televisore, ci sentiamo invasi da profonda pietà per i “lontani” da noi.
Soccorriamo in tutti i modi possibili (compreso l’invio di armi) una popolazione vittima della guerra, dando prova di solidarietà e di fratellanza.
Ci sentiamo un popolo buono, anche grazie ai mass-media, e ci fidiamo della bontà di una politica che possa collimare con la nostra compassione.

A scanso di etichettature, premetto che non sono né zelenskyanaputiniana, ma, oso dire, “brechtiana”:

...Fra i vinti la povera gente / faceva la fame. Fra i vincitori / faceva la fame la povera gente / egualmente.

Mi sento buona anch’io, se non fosse per un pensiero cattivello che mi tormenta.

Chissà se finalmente il buon cuore del popolo italiano, di fronte al lontano dolore altrui, si sarà reso conto dei comportamenti discriminatori messi in atto durante la passata (?) pandemia contro coloro che si sono rifiutati (e non solo per partito preso) di farsi iniettare il preparato anti-Covid!!!

Qualcuno dirà che le due situazioni sono imparagonabili, dimenticando però che coloro i quali si commuovono ora per i morti lontani grandi e piccini, sono gli stessi che hanno augurato la morte ai vicini non vaccinati grandi e piccini, e hanno difeso una “necessità” di emarginare che cementava gli animi accomunando destra e sinistra, laureati e analfabeti, baciapile e mangiapreti incalliti.

Non mi riferisco alle misure anti-Covid (giustificate o meno, non entro nel merito) adottate dagli organi preposti a questa funzione (era ed è il loro mestiere!), ma all’atteggiamento dell’”uomo della strada” che, da solo o in gruppo, per l’ennesima volta ha fatto del diverso l’oggetto delle sue maledizioni, incolpandolo di tutte le disgrazie, usando anche le disposizioni governative e la stampa per alimentare alla cieca il suo “dàgli all'untore!”, e rifiutandosi di approfondire le ragioni “altre”.

Vorrei comunicare la mia esperienza personale non dissimile, credo, da tante altre.
So cosa vuol dire mancanza di respiro. Anni or sono uno shock anafilattico da farmaci mi ha portato a un passo dalla morte.
Per questo ho preferito non immolarmi per il prossimo ed evitare il preparato anti-Covid, pronta comunque a subire le conseguenze del virus e ad usare tutte le misure atte a proteggere me stessa e gli altri.

Sono una persona anziana che vive sola, perciò la mia esistenza contava sulla compagnia di amici, su incontri culturali, su un po’ di volontariato, su qualche occasione di divertimento, per esempio il cinema. Tutto finito.

Ho dovuto rinunciare al mio contributo volontario in un doposcuola della città, perché non vaccinata.
Partecipavo a incontri di lettura, scambiavo opinioni nei dibattiti, respiravo cultura (con la mascherina!) fino all’anno prima, in assenza dell’obbligo vaccinale; cultura vietata poi ai non possessori di green-pass rafforzato.

Davanti al grande schermo non potevo più sedermi, non avevo il gran green-pass; però, giuro, non ho mai guardato Netflix, ho preferito buone letture.
Non ho più potuto abbracciare l’unico fratello lontano senza gran green-pass: treno vietato.
A coronamento di tutto ciò, addio anche ad alcuni “amici” di lunga data, e addio non solo alla loro casa al chiuso, ma anche alla loro presenza all’aperto.

Si è comportata diversamente un’unica famiglia di cultura non cattolica.
La stessa gente che in piena pandemia, nei mesi a cavallo del 2020-21 (senza l’obbligo vaccinale e con morti che circolavano a migliaia) non temeva di contagiarsi prendendo ovviamente tutte le precauzioni necessarie... questa gente ha preferito dopo qualche mese isolare il non vaccinato in nome di un “sano” istinto di conservazione amplificato dalla certezza che il vaccino rendeva “immuni” dal contagio.

Però non mi sono mancati emoji e messaggini, come in una società tecnologica di tutto rispetto.
Oggi si parla giustamente dei danni psicologici inferti ai piccoli e agli adolescenti, privati delle occasioni di contatto con docenti e coetanei.
Anche agli anziani affamati e privati di contatti sono stati inferti danni, ma se ne parla quasi niente, perché essi non fanno testo, hanno già un piede nella fossa, e soprattutto perché nessuno ha spettacolarizzato il loro disagio.

Però posso ancora permettermi la multa- punizione che il governo infligge ai non vaccinati.

Spero solo che questi soldi vengano utilizzati nel migliore dei modi: mi seccherebbe moltissimo se dovessero essere impiegati per l’acquisto di altri armamenti.

Taccio volutamente di quello che accade ora che l’emergenza, pare, è finita (ma è finita la discriminazione?), ora che i virologi si smentiscono a vicenda e che le varianti del Coronavirus destinano quasi tutti all’inoculazione perenne, visto che anche i vaccinati non sono esenti dal contagio (in forma lieve, dicono).

Ora siamo occupati quasi tutti a puntare il dito contro un nemico temibile che ci ha distratto dalla pandemia... ma niente paura, siamo quasi tutti pronti, come sempre, a salvarci i fondelli sgomitando ed escludendo i “diversi” secondo un “sano "istinto di conservazione.
Ammesso che ce ne lascino il tempo e il modo. In fondo, tutto è nemesi.

Brescia, maggio 2022
Anna Giacci

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