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WHEN THE BUZZ BITES BACK, DAL 2003 AD OGGI

#Coronavirus: quando l'informazione diviene un boomerang

#Coronavirus: quando l'informazione diviene un boomerang
  • WHEN THE BUZZ BITES BACK, DAL 2003 AD OGGI
4 - 7 minuti di lettura

Potercene attribuire il copyright non avrebbe reso onore al vero autore dell'articolo disponibile oggi su numerose testate e edizioni letterarie.
Era il 2003 l'anno di pubblicazione, ma se andassimo a sostituire il termine SARS con CORONAVIRUS per renderlo più familiare agli attenti lettori, potrebbe essere stato scritto ieri:

«La SARS è la storia di non un'epidemia ma di due, e la seconda epidemia, quella che è sfuggita in gran parte ai titoli dei giornali, ha implicazioni che sono molto maggiori della malattia stessa. Questo perché non è stata l'epidemia virale, ma piuttosto una "epidemia di informazioni" che ha trasformato la SARS, o grave sindrome respiratoria acuta, da una confusa crisi sanitaria regionale cinese in una debacle economica e sociale globale.» [1]

Il coronavirus da sindrome respiratoria acuta grave, abbreviato in SARS-CoV, è il virus all'origine dell'epidemia di SARS del 2003 e fu scoperto per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia cinese di Guangdong.
Viviamo un dejà-vù, un articolo del maggio 2003 scritto da David J. Rothkopf che descrive quella che oggi molti definiscono "infodemia", termine coniato peraltro dallo stesso giornalista, e non dall'OMS, che mette insieme info(rmation) e (epi)demic.

Un invito alla lettura verrebbe spontaneo nei confronti di quei, pochi, giornalisti che, dalle pagine dei quotidiani che danno loro spazio, affermano rivincite da parte della scienza nei confronti dei no vax.
Non è il momento delle polemiche e della divisione sociale, ricordiamo che la scienza, quella vera e accreditata, non è rappresentata da quelli che si definiscono "esperti" e che hanno tempo per andare in tv a offendere i colleghi e a disorientare il pubblico. Seppur vero che la paura abbatte le certezze, la vera informazione è la cura per gli infodemici.

Nel pieno di un danno sanitario, sociale e economico, ancor prima di andare a riparare i danni, assistiamo già alle prime scaramucce tra Conte, presidente del Consiglio, e l'attuale assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.
Nel momento in cui, difronte a quella che è stata definita una emergenzia sanitaria, dove tutti implorano (o fanno finta di farlo) unità politica, fa più spazio la propaganda e soprattutto lo scarico di responsabilità [2] [3].

Nel frattempo assistiamo, nelle zone gialle e rosse dove il focolaio sembrerebbe partito, a disagi di moltissime famiglie che si sentono abbandonate dagli enti preposti.
Scene apocalittiche di supermercati presi d'assalto, discriminazioni nei confronti di acquirenti senza mascherina (come se ce ne fossero di disponibili) e nel frattempo famiglie che necessitano di beni alimentari e non di primo livello.

La paura ha preso il sopravvento e ha fatto breccia in quella ignoranza di chi si è fatto prendere dal panico diffuso dal mainstream e dai soliti virologi che vengono invitati nelle trasmissioni televisive a alimentare quello che non c'è, se non un virulento ceppo influenzale con un tasso di letalità di gran lunga inferiore a quello che sta combinando l'attuale influenza stagionale in Italia.

Tutto questo nonostante illustri epidemiologi invitano alla calma.
Come la virologa Maria Rita Gismondo, direttrice analisi della struttura ospedaliera milanese Sacco, che dalle pagine de Il Sole 24 Ore, vede dare luce al suo sfogo «È una follia, uccide di più l’influenza» [4].
La stessa virologa che, dopo le offese del "collega" della sanità privata milanese, lo invita con molta eleganza a parlare portando dati e fonti: «Mi definisce la “signora del Sacco”? Burioni mi fa un grande onore, perché Luigi Sacco è stato un grande immunologo ed al Sacco lavorano grandi professionisti” e “Se il collega, che certo non definisco «il signore del San Raffaele”, desidera criticare le mie dichiarazioni, sono felice che lo faccia direttamente, con dati alla mano» [5].

Ma non è l'unica, anche la virologa Ilaria Capua, dalle pagine di Fanpage [6], porta all'attenzione delle autorità e della popolazione importanti informazioni, come il fatto che «il virus sta circolando da settimane, se non da mesi, in Italia. E di questo dobbiamo ritenerci fortunati: perché vuol dire che è meno letale di quanto temiamo sia. E che ci abbiamo convissuto già da tempo senza particolari problemi. Ecco perché forse dobbiamo essere meno spaventati di quanto lo siamo ora.».

Alle due colleghe si aggiunge anche l'epidemiologo Leopoldo Salmaso, che da una interessante intervista rilasciata a L'Antidiplomatico, afferma che «Una volta tanto, per i politici sarebbe quasi indolore dire: “Scusate, ci hanno dato informazioni esagerate, restiamo prudenti ma senza allarmismi”.» e aggiunge «Gli “esperti”? intanto dovrebbero tornare sui libri a studiarsi il teorema di Bayes e poi, dopo averlo fatto troverebbero il modo di restare a galla rivedendo qualche azzardata ipotesi, le stesse che hanno fatto gola sia agli sciacalli mediatici che a quelli del piccolo commercio, quelli che, giocando sul terrore indotto stanno vendendo amuchina e mascherine a peso d’oro.
Gli “esperti” più scaltri alla fine sapranno trovare il salvagente buono per tutti: il Principio di Precauzione!».

Ma se torniamo sul testo di David Rothkopf, professore di relazioni internazionali, esperto di politica e giornalista, non possiamo esimerci dal citare alcuni paragrafi del suo scritto che ormai è divenuto un trattato ripreso ovunque in questi ultimi 17 anni:

La SARS, come è noto, ha subito un pesante tributo con oltre 7.100 vittime segnalate (contagi) in tutto il mondo e finora più di 500 decessi (ricordiamo che l’articolo è di maggio 2003). Ma le conseguenze della "epidemia" correlata sono state più profonde della malattia di base e, molto probabilmente, più costose, influenzando la vita di milioni di persone. Inoltre, l'epidemia di informazioni - o "infodemia" - ha reso più difficile controllare e contenere la crisi della salute pubblica.

....

Che cosa intendo esattamente per "infodemia"? Alcuni fatti, mescolati alla paura, alla speculazione e alle voci, amplificati e rapidamente trasmessi in tutto il mondo dalle moderne tecnologie dell'informazione, hanno influenzato le economie nazionali e internazionali, la politica e persino la sicurezza in modo assolutamente sproporzionato rispetto alle realtà radicali.

....

... le epidemie di informazioni ... potrebbero inaugurare un periodo di profonde nuove forme di inefficienza economica, opportunità per l'irresponsabile e per i demagoghi di praticare nuove forme di distruzione o manipolazione sociale e una serie di seri nuovi problemi per i politici che affrontano le sfide dalla sanità pubblica a quella degli affari internazionali.

....

Questi virus trasmessi da Internet o dai media creano il panico globale, innescano comportamenti irrazionali, offuscano la nostra visione di importanti problemi di fondo, mettono a dura prova le nostre infrastrutture, i mercati e minano i governi.

....

Un'infodemia non è la rapida diffusione di semplici notizie attraverso i media ...... si tratta di un fenomeno complesso causato dall'interazione di media mainstream, media specializzati e siti Internet.

....

Individui, aziende e interi paesi possono acquisire una certa immunità naturale alle infodemie coltivando credibilità, cosa che alla Cina mancava gravemente anche durante la crisi della SARS. Inoltre, il caso SARS ha rivelato un altro problema serio e risolvibile: gli epidemiologi della sanità pubblica del governo non sono epidemiologi dell'informazione e i loro strumenti per controllare le epidemie biologiche (che potrebbero offrire utili analogie per il controllo delle epidemie informative) sono superiori a quelli usati contro ciò che spesso è tanto più pericoloso, l'analogo elettronico.

....

Tuttavia, se l'informazione è la malattia, anche la conoscenza è una cura. Dovremmo reagire agli infodemici proprio come facciamo alle malattie. Comprendi come queste idee vengono introdotte nella popolazione, come si diffondono, cosa accelera la loro diffusione, quali sono le loro conseguenze e quali focolai localizzati possono essere contenuti. Ciò non significa reprimere le informazioni. Significa gestire efficacemente ogni focolaio e presentare i fatti in modo completo e rapido al pubblico critico.

 

 


Fonti:

  1. "When the Buzz Bites Back" - di David J Rothkopf, maggio 2003
  2. Coronavirus, ora è scontro tra governo e Lombardia. Conte critica la gestione di Codogno. La Regione: «Attacco ignobile» - Corriere Della Sera
  3. Coronavirus, la Lombardia attacca Conte: "Governo incapace". Il premier: "Serve un protocollo comune" - Repubblica
  4. Coronavirus, lo sfogo della direttrice analisi del Sacco: «È una follia, uccide di più l’influenza». Burioni: «No a bugie» - Il Sole 24 Ore
  5. Burioni offende la virologa. E lei gli risponde con eleganza - TPI
  6. Il Coronavirus è molto meno letale di quanto temevamo - Fanpage
  7. Sciacalli, panico e virus. L'Italia sta dando i numeri? Intervista all'epidemiologo Leopoldo Salmaso - l'Antidiplomatico

 

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