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#GreenPass: protesta dei sanitari, ingresso e consumo alla mensa di Spedali Civili Brescia

#GreenPass: protesta dei sanitari, ingresso e consumo alla mensa di Spedali Civili Brescia
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2 - 4 minuti di lettura

E' notizia di poche ore fa, arrivata in redazione e confermata dagli stessi autori attraverso reportage audio, video e fotografico.
La mensa aziendale di Spedali Civili di Brescia oggi è stata oggetto di una importante iniziativa da parte del personale contrario all'imposizione del greenpass.

Una azione concertata nella giornata di ieri durante lo sciopero indetto dalla associazione sindacale FISI - Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali -, che il 13 settembre ha proclamato uno sciopero generale nazionale del personale sanitario di tutti i settori, pubblici e privati.

E attraverso una autodichiarazione, argomentata all'ingresso della mensa, personale sanitario e operatori di magazzino di uno dei più importanti nosocomi europei, secondo nel continente per dimensioni, sono entrati oggi nei locali della mensa ospedaliera. Consumandolo al tavolo il proprio pasto.
Una rivendicazione di meri diritti costituzionali, civili e umani che non possono venire meno difronte ad un certificato verde imposto dalla politica italiana, che nulla ha di scientifico ai fini della lotta alla Covid.

«Sei tutti i limiti che superi, tu» è la citazione di Mariano De Mattia, uno degli esponenti delegati di FISI a Brescia, che, durante l'incontro con la nostra redazione, ha voluto utilizzare una delle strofe di una nota canzone dei Negramaro per sottolineare l'importante azione svolta oggi in risposta a tutti coloro che intendono ledere le libertà individuali degli italiani che hanno scelto di non ricorrere ad una vaccinazione imposta.

De Mattia non ha partecipato direttamente in quanto impegnato nel turno notturno presso il nosocomio bresciano, e nel rispetto delle norme, ha lasciato fossero quindi i colleghi in orario lavorativo già presenti nella struttura ospedaliera a portare avanti quanto ben organizzato.

Muniti quindi di un documento 1 redatto da un team di legali facenti parte del ComiCost (Comitato per le Libertà Costituzionali), i dipendenti di Spedali Civili si sono presentati durante la pausa pranzo presso la mensa aziendale.
Non è bastato nemmeno l'intervento del responsabile di mensa, il quale con cortesia si è limitato ad avvicinare il personale per prendere atto dei documenti forniti e delle argomentazioni frutto dell'importante iniziativa.

«E' importante dare un segnale forte, non stiamo commettendo alcun reato ma semplicemente rivendichiamo quanto detto dal Consiglio D'Europa».
Queste sono le parole di Davide Lavezzo, uno dei sanitari protagonisti dell'incursione avvenuta quest'oggi.

«Il documento fornito da ComiCost», spiega Davide «è una autodichiarazione che sostituisce in toto il greenpass e valido ad ogni effetto di Legge».

E' quindi avviata a tutti gli effetti una battaglia a suon di normative che vede ormai coinvolte molte fasce della popolazione, sanitari, operatori, impiegati, magazzinieri e non per ultimi anche gli insegnanti che non ci stanno ad un Decreto Legge che certamente di costituzionale e di tutela della salute ha un gran poco.

Mentre alcuni esponenti del Governo alzano i toni invocando una estensione del greenpass, ecco che operatori di categoria, della sicurezza, semplici cittadini, rispondono con quanto la stessa Legge consente.

Le testimonianze sono molteplici e arrivano da diversi fronti, sia dal pubblico sia dal privato, dove possiamo leggere di affissioni di cartelli completamente errati, seppur redatti anche da società che si dovrebbero occupare con serietà di tutte le normative che riguardano la sicurezza negli ambienti di lavoro.
L'accesso alle mense, se vogliamo sottolineare, non è inibito a nessuno.
Così come non è nemmeno indicato nella normativa del Decreto Legge che una persona non munita del certificato verde possa essere impedita nel scegliere, in parità di diritti civili, dallo stesso menù del giorno come tutti gli altri dipendenti che invece soddisfano i criteri imposti.

Ricodiamo che il Consiglio D'Europa, nella redazione della risoluzione n. 2361/2021, ha sottolineato e rimarcato molto bene che per ciò che concerne "informazione e somministrazione dei vaccini, gli Stati membri sono invitati a una corretta campagna di informazione, soprattutto relativa alla NON obbligatorietà del vaccino, alla sua sicurezza e ai possibili effetti indesiderati, in modo da assicurare una scelta consapevole e libera, senza alcuna forma di discriminazione o svantaggio per coloro che decideranno di non sottoporsi al vaccino, sottolineando che eventuali certificazioni vaccinali dovrebbero avere solo lo scopo di monitoraggio" 2.

La politica italiana si sta dimostrando del tutto incapace a gestire la questione, ma non potranno esimersi dal fare un passo indietro quando i tribunali verranno invasi da richieste di risarcimento per lesioni dei diritti civili e privati, di violazioni della privacy principalmente su dati sanitari.

E' proprio vero che qui è stata persa la bussola, ci si chiede se gli interessi economici privati di chi da tutto questo sta guadagnando possano arrivare a tanto.

 

Fonti:

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