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SERIE COORDINATE PER UNA "SANA" CAMPAGNA COMMERCIALE

#Vaccino antinfluenzale. parte la stagione delle promozioni

#Vaccino antinfluenzale. parte la stagione delle promozioni
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6 - 11 minuti di lettura

Si ripete ogni anno, con l'avvio della stagione autunnale, e anche per il 2019/2020 non tardano a comparire su giornali, quotidiani on-line, riviste di gossip e altri mezzi di promozione, campagne per incentivare i vaccini antinfluenzali.

E l'imperativo è sempre lo stesso: sarà una stagione peggiore della precedente, con milioni di italiani costretti a letto, dobbiamo tutelare soprattutto i più deboli.
Qualcuno non risparmia nemmeno una valutazione dei danni economici che colpiranno i conti pubblici soprattutto per le indennità di malattia nel mondo del lavoro.

La soluzione? I nuovi vaccini, che ogni volta però deludono nella sorveglianza "post marketing" in quanto inappropriati rispetto al ceppo influenzale affrontato nel corso della stagione autunnale/invernale.

Ma avete provato a confrontare nello stesso periodo, le notizie attuali con quelle degli anni precedenti? Noi lo abbiamo fatto.

Anche ADNKronos, nella giornata di ieri, non si è risparmiata nel dedicare un articolo sul tema, parlando dell'importanza di aumentare le coperture a fronte del ceppo in arrivo per la stagione invernale.
E lo fa con dovizia di dati e con un titolo che non lascerebbe scampo: "I medici, vaccinare il 10% in più di italiani contro l'influenza".

Il titolo non fa che riprendere le dichiarazioni del Segretario Nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), Silvestro Scotti, il quale afferma che nel 2019-2020, "si punta ad aumentare il numero di persone vaccinate del 10-15% e per farlo penso sarebbe auspicabile allargare la campagna di immunizzazione almeno alle prime settimane di gennaio, soprattutto se si dovessero verificare ritardi nella consegna dei vaccini negli studi dei medici di famiglia".

Quindi l'insuccesso del vaccino antinfluenzale è da attribuire al ritardo nella consegna dei vaccini?
Qualche risposta la possiamo ottenere visitando il sito di Epicentro, il portale di Epidemiologia per la sanità pubblica, che dalle sue pagine ufficiali spiega cosa siano le fasi di pre-marketing e post-marketing relativi ai vaccini antinfluenzali (fonte: Epicentro).

Nello specifico possiamo leggere:

Per essere autorizzati e commercializzati, tutti i vaccini, inclusi quelli antinfluenzali, devono essere sottoposti a una serie di controlli sia prima che dopo, che ne verifichino l’idoneità all’uso nell’uomo e volti a garantirne la sicurezza e l’efficacia.
.....
Nella fase pre-marketing, cioè prima dell’autorizzazione, avviene la sperimentazione clinica del prodotto che prevede controlli di qualità e studi volti alla verifica degli standard previsti dalle autorità nazionali e internazionali (Agenzia italiana del farmaco-Aifa, Organizzazione mondiale della sanità e Agenzia europea per i medicinali-Ema). Consta di 3 fasi successive, definite convenzionalmente fasi I, II e III, precedute da una fase pre-clinica, nella quale il trattamento viene testato in laboratorio (anche su modello animale) prima della somministrazione all’uomo. Nello specifico, nelle fasi di sperimentazione clinica pre-marketing, il prodotto viene somministrato sotto stretto controllo medico, per verificarne eventuali effetti collaterali, se è efficace e in quale misura, nel contrastare o prevenire la malattia per cui è indicato, quali siano i dosaggi adeguati.
.....
Oltre a ciò, dopo l’immissione in commercio, viene attuata la fase 4 detta sorveglianza post marketing nella quale il vaccino viene monitorato durante tutto il periodo di utilizzo e vengono valutate le reazioni avverse più rare e inaspettate, che non possono essere rilevabili negli studi clinici, ma solo con l’uso di massa del prodotto.

Ma veniamo al punto che va a riferirsi all'efficacia "reale" del vaccino antinfluenzale:

Per quanto riguarda nello specifico i vaccini antinfluenzali, l’elevata variabilità virale rende necessario riformularli ogni anno, e rende quindi determinarne annualmente l’efficacia e la sicurezza. L'efficacia del vaccino antinfluenzale può variare notevolmente da stagione a stagione, a seconda di vari fattori fra i quali giocano un ruolo importante le caratteristiche della persona vaccinata (età e stato di salute), e il grado di corrispondenza o "match" tra virologica tra i ceppi di virus inclusi nel vaccino e quelli circolanti.

Quante volte avete sentito, a fine stagione, addebitare l'inefficacia del vaccino rispetto alla corrispondenza tra il ceppo di virus incluso e quello che realmente ha circolato nel periodo incriminato?
Basta fare qualche ricerca, e troviamo articoli con titoli come "Perchè il vaccino non funziona sempre", per scoprire dichiarazioni fatte da infettivologi ed esperti del settore:

«Il vaccino non funziona se c'è un altro ceppo del virus circolante, diverso da quello contenuto nel farmaco, come causa scatenante della malattia». Lo dice Giulio Tarro, infettivologo e primario emerito al Cotugno, uno dei quattro esperti - con Silvestro Scotti, medico di famiglia e presidente dell'Ordine di Napoli,  Maria Triassi, igienista e presidente campano della Commissione vaccini,  Paolo Siani, pediatra e primario dell'ospedale Santobono - interpellati dal Mattino.it per parlare di vaccini, influenza, meningite, paure e caos dovuti anche alle differenze nell'offerta gratuita di farmaci, differenze che resistono tra regioni. Ce ne sono alcune, ad esempio, che hanno reso la profilassi obbligatoria per accedere all'asilo nido, altre che propongono servizi diversi addirittura nella stessa provincia. E non tutti i vaccini in commercio o somministrati gratuitamente dalle Asl sembrano efficaci quest'inverno a evitare la febbre, così come non tutti devono aderire alla campagna di prevenzione. Naturalmente, le domande riguardano anche la questione dell'autismo e gli altri dubbi diffusi tra i genitori. E, non manca, un ultimo interrogativo: perché gli stessi medici quasi mai si vaccinano?

Fonte: Il Mattino

Ma le stesse informazioni le rileviamo anche su altri articoli della scorsa stagione invernale: "Influenza, quanto dura: non è bastato vaccinarsi, virus mutante con 50 ceppi diversi" (Febbraio 2019), dove troviamo:

«Vogliamo capire perché alcune persone vaccinate hanno sviluppato comunque l'infezione - conferma Roberto Rigoli, direttore del dipartimento di Patologia clinica e responsabile della Microbiologia di Treviso - e capire se ci sono state delle mutazioni genetiche a livello locale o se è il vaccino che non ha garantito la copertura. Abbiamo congelato tutti i ceppi che abbiamo isolato di H3N2 da pazienti vaccinati.

Fonte: Il Messaggero

Ma torniamo alla campagna di informazione.
Invitiamo gli utenti a consultare archivi di stampa che raccolgono le notizie di tutte le principali testate italiane, ma basta prendere un motore di ricerca tradizionale, spostarsi nella sezione "notizie", e fare una ricerca inserendo come periodo di copertura dal 1 settembre al 30 novembre di ogni anno.

Potremmo tranquillamente avanzare un gioco, confrontare le schermate e ipotizzare un "trova le differenze". E magari vi "divertirete", come ha fatto la nostra redazione, nel trovare articoli che sono stati semplicemente rinnovati (a volte nemmeno quello) nel titolo, cambiato l'anno di pubblicazione, e riproposti anche per la stagione successiva.

Qualche estratto di nostre ricerche, dove le keyword sono state semplicemente "campagna antifluenzale" e "influenza a letto" e scoprirete, soprattutto per la seconda, che i numeri sono spesso gli stessi, nonostante la diversa insidiosità del possibile ceppo che ogni anno fa sempre le stesse vittime.

19l17 influenza 2017 19l17 influenza 2017b 19l17 influenza 2017c 19l17 influenza 2017d 19l17 influenza 2018 19l17 influenza 2018b 19l17 influenza 2018c 19l17 influenza 2018d 19l17 influenza 2019

A questo punto, almeno dal punto di vista informativo, ci si chiede se la volontà è realmente progredire e migliorare, o piuttosto incentivare larghi profitti solamente per chi produce questi vaccini che ogni anno dimostrano inefficacia e un rapporto rischi / benefici alquanto discutibile.

Anche perchè la prevenzione primaria non viene da farmaci e vaccini.
Importanti studi degli ultimi anni evidenziano che i dati disponibili sul vaccino antinfluenzale sono totalmente insufficienti per attribuire al prodotto una seppur minima utilità.

Ma quello che stupisce, anche per trasparenza deodontologica, è la totale inesistenza di campagne di prevenzione che dovrebbero spiegare e insegnare alla popolazione quali siano i migliori metodi per prevenire e curare:

  • una migliore igiene attiva
  • una sana alimentazione
  • movimento
  • evitare stress psico motori
  • evitare sbalzi termici e errori alimentari

e nel caso di malattia già avviata, semplici nozioni, come non mangiare nelle prime 24 ore e integrare liquidi, riposarsi, utilizzare adeguati integratori ma sempre sotto sorveglianza medica specializzata.

 

Bibliografia:

Riportiamo uno studio pubblicato su PubMed nel 2010, con una revisione nel 2018:

Jefferson T, Di Pietrantonj C, Al-Ansary LA, Ferroni E, Thorning S, Thomas RE.
Vaccines for preventing influenza in the elderly. Cochrane Database Syst Rev. 2010 Feb 17;(2):CD004876. doi: 10.1002/14651858.CD004876.pub3.

AUTHORS' CONCLUSIONS:

The available evidence is of poor quality and provides no guidance regarding the safety, efficacy or effectiveness of influenza vaccines for people aged 65 years or older. To resolve the uncertainty, an adequately powered publicly-funded randomised, placebo-controlled trial run over several seasons should be undertaken.

CONCLUSIONI DEGLI AUTORI:

Le prove disponibili sono di scarsa qualità e non forniscono indicazioni sulla sicurezza, l'efficacia o l'efficacia dei vaccini antinfluenzali per le persone di età pari o superiore a 65 anni. Per risolvere l'incertezza, dovrebbe essere intrapreso uno studio randomizzato, finanziato con fondi pubblici, adeguatamente alimentato e controllato con placebo per diverse stagioni.

Fonte: PubMed

 

Nel 2018 PubMed pubblica un aggiornamento:

Demicheli V, Jefferson T, Di Pietrantonj C, Ferroni E, Thorning S, Thomas RE, Rivetti A.
Vaccines for preventing influenza in the elderly. Cochrane Database Syst Rev. 2018 Feb 1;2:CD004876. doi: 10.1002/14651858.CD004876.pub4.

Author information
Servizio Regionale di Riferimento per l'Epidemiologia, SSEpi-SeREMI, Azienda Sanitaria Locale ASL AL, Via Venezia 6, Alessandria, Piemonte, Italy, 15121.

AUTHORS' CONCLUSIONS:

Older adults receiving the influenza vaccine may have a lower risk of influenza (from 6% to 2.4%), and probably have a lower risk of ILI compared with those who do not receive a vaccination over the course of a single influenza season (from 6% to 3.5%). We are uncertain how big a difference these vaccines will make across different seasons. Very few deaths occurred, and no data on hospitalisation were reported. No cases of pneumonia occurred in one study that reported this outcome. We do not have enough information to assess harms relating to fever and nausea in this population.The evidence for a lower risk of influenza and ILI with vaccination is limited by biases in the design or conduct of the studies. Lack of detail regarding the methods used to confirm the diagnosis of influenza limits the applicability of this result. The available evidence relating to complications is of poor quality, insufficient, or old and provides no clear guidance for public health regarding the safety, efficacy, or effectiveness of influenza vaccines for people aged 65 years or older. Society should invest in research on a new generation of influenza vaccines for the elderly.

CONCLUSIONI DEGLI AUTORI:

Gli anziani che ricevono il vaccino antinfluenzale possono avere un rischio inferiore di influenza (dal 6% al 2,4%) e probabilmente un rischio inferiore di ILI rispetto a quelli che non ricevono una vaccinazione nel corso di una singola stagione influenzale (da 6 % al 3,5%). Non siamo sicuri della grande differenza che questi vaccini faranno nelle diverse stagioni. Si sono verificati pochissimi decessi e non sono stati riportati dati sull'ospedalizzazione. Nessun caso di polmonite si è verificato in uno studio che ha riportato questo risultato. Non disponiamo di informazioni sufficienti per valutare i danni relativi alla febbre e alla nausea in questa popolazione. Le prove di un minor rischio di influenza e ILI con la vaccinazione sono limitate da pregiudizi nella progettazione o nella conduzione degli studi. La mancanza di dettagli sui metodi utilizzati per confermare la diagnosi di influenza limita l'applicabilità di questo risultato. Le prove disponibili relative alle complicanze sono di scarsa qualità, insufficienti o vecchie e non forniscono indicazioni chiare per la salute pubblica in merito alla sicurezza, efficacia o efficacia dei vaccini antinfluenzali per le persone di età pari o superiore a 65 anni. La società dovrebbe investire nella ricerca su una nuova generazione di vaccini antinfluenzali per gli anziani.

Fonte: PubMed

 

Riportiamo uno studio del 2018 tratto sempre da PubMed:

Simonsen L, Reichert TA, Viboud C, Blackwelder WC, Taylor RJ, Miller MA.
Impact of influenza vaccination on seasonal mortality in the US elderly population. Arch Intern Med. 2005 Feb 14;165(3):265-72.

Author Information:
National Institute of Allergy and Infectious Diseases, National Institutes of Health, Bethesda, MD 20892-6613, USA. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

CONCLUSIONS:

We attribute the decline in influenza-related mortality among people aged 65 to 74 years in the decade after the 1968 pandemic to the acquisition of immunity to the emerging A(H3N2) virus. We could not correlate increasing vaccination coverage after 1980 with declining mortality rates in any age group. Because fewer than 10% of all winter deaths were attributable to influenza in any season, we conclude that observational studies substantially overestimate vaccination benefit.

CONCLUSIONI:

Attribuiamo il declino della mortalità correlata all'influenza tra le persone di età compresa tra 65 e 74 anni nel decennio successivo alla pandemia del 1968 all'acquisizione dell'immunità al virus emergente A (H3N2). Non siamo riusciti a correlare l'aumento della copertura vaccinale dopo il 1980 con il calo dei tassi di mortalità in qualsiasi fascia d'età. Poiché meno del 10% di tutti i decessi invernali erano attribuibili all'influenza in qualsiasi stagione, concludiamo che gli studi osservazionali sovrastimano sostanzialmente il beneficio della vaccinazione.

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