Cronaca sanitaria

STRUMENTALIZZAZIONE MEDIATICA. QUESTA NON E' INFORMAZIONE

Brescia: speculare sulla morte di una giovane madre. Decesso a seguito di una errata diagnosi

Brescia: speculare sulla morte di una giovane madre. Decesso a seguito di una errata diagnosi
  • STRUMENTALIZZAZIONE MEDIATICA. QUESTA NON E' INFORMAZIONE
3 - 6 minuti di lettura

«Quello che fa veramente male e che ci ha sconvolto più di tutto è che i tragici eventi che hanno investito la nostra famiglia, in questo momento, sono stati strumentalizzati al fine di fomentare un'accesa discussione a scopi politici, di cui non eravamo e non siamo tuttora interessati a far parte».

Conclude così la lettera che abbiamo ricevuto poco fa dalla famiglia di Agnese Beatrici, ai più e fuori dal contesto del piccolo paese di provincia, nota con quella vergognosa etichetta di "mamma novax di 39 anni" di Brescia, deceduta lo scorso 3 settembre.

Una speculazione indegna perpetrata da diversi giornalisti che in un tam tam mediatico hanno voluto investire la famiglia senza alcun ritegno, senza nemmeno preoccuparsi delle conseguenze e dei danni sociali e psicologici che potevano causare alla famiglia, al marito e in particolare ai giovani figli di 2 e 7 anni.

«Mia sorella non era NO vax» spiega Elisabetta. «Come tanti aveva delle riserve su alcuni rischi collaterali derivanti dal vaccino, ma stava valutando in famiglia i pro e i contro dell'eventuale inoculazione».

Ed ecco che una errata diagnosi che ha portato al decesso di una giovane madre, viene cavalcata, storpiata e strumentalizzata con lo scopo di vendere più copie di giornale e per fomentare la campagna mediatica finalizzata a etichettare come "NO vax" chiunque si ponga quesiti sulla valenza di questa vaccinazione di massa.

Lo scopo della famiglia di Agnese è quello di bloccare sul nascere la speculazione di alcuni giornalisti, certamente con limitato senso etico, che hanno voluto pubblicare la notizia senza nemmeno indagare seriamente sulle dinamiche della morte.

Anche la vicinanza del Sindaco del paese, amico di famiglia, li ha in parte risparmiati dal sovraffollamento e aggressione di giornalisti che si sono presentati davanti alla abitazione della famiglia con lo scopo di strappare qualche dichiarazione, che, nonostante le diffide verbali, si è perfino vista editare su alcuni servizi televisivi.

Agnese Beatrici non era "No Vax", questo lo ha ripetuto più volte la sorella durante l'intervista del pomeriggio.
La stessa ha voluto intraprendere insieme alla nostra redazione un percorso temporale che esclude peraltro il contagio durante la vacanza estiva, come diversi giornali hanno voluto scrivere senza una precisa fonte.

Agnese, insieme al marito e ai due figli, si era concessa la vacanza estiva alla fine del mese di luglio, con tutte le precauzioni e i limiti imposti e già in vigore per chi andava ad alloggiare in villaggi turistici.
«E' molto improbabile che il contagio sia avvenuto durante la vacanza estiva di fine luglio, essendo il primo tampone risultato positivo solamente il 17 agosto».
L'informazione, spiega la famiglia, «è stata probabilmente fornita da passaparola e fonti a noi non note».

Al di là delle ovvie domande che ci possiamo porre sugli eventuali protocolli di sicurezza adottati, quello che la famiglia lamenta è la piena violazione della loro privacy da parte dei diversi giornalisti che hanno voluto occuparsi del loro evento tragico, senza nemmeno consultarli.

Iniziano pubblicazioni di articoli che vedono fatti e fonti senza alcun fondamento e attendibilità.
Viene fatto il nome di Agnese senza alcuna protezione nei confronti della famiglia - quando, solitamente e soprattutto a seguito delle fonti traballanti, generalmente si utilizzano al massimo delle iniziali proprio per andare a proteggere i familiari, soprattutto in presenza di minori.
Viene pubblicato il comune di residenza, l'età, e logicamente, in un paese così piccolo, è semplice risalire alla persona.

Viene citata perfino la madre, ancora in ospedale in terapia intensiva, mancando totalmente nel rispetto e nella privacy della famiglia.
Non di certo in secondo piano per gravità dei fatti, la falsa intervista o la citazione di parole che avrebbe detto il padre di Agnese..

«Cosa ancor più triste è il fatto che si vada a speculare sulla morte di una persona perseguendo la strada delle etichette "vax" o "no vax", con lo scopo di fomentare odio e forse vendere qualche copia in più del proprio giornale».

La famiglia ora è in attesa di ricevere le cartelle cliniche chieste ai nosocomi coinvolti, al fine di poter valutare insieme ai propri legali il quadro generale.
E' stata richiesta l'autopsia, che chiaramente richiederà molto tempo.

Quello che i giornali si sono dimenticati doverosamente di fare, impegnati più a sottolineare le false velleità attribuite alla defunta madre circa le sue idee sulle vaccinazioni, è stato quello di indagare sulle reali cause della morte.
Agnese è una ennesima vittima del sistema sanitario odierno, fatto di mancate diagnosi, mancati screening ma soprattutto errate valutazioni, forse per incompetenza o forse per l'incapacità di personale medico di tornare a fare la propria professione, senza mantenere i pazienti a distanza e quindi incapaci di avere una visione completa di quello che la persona sta vivendo.

La diagnosi iniziale del medico di base era sbagliata, Agnese non aveva una bronchite.
Ciò che ha portato la stessa a lasciare la vita terrena, un marito e due figli piccoli, era una miocardite, probabilmente fulminante, non diagnosticata per tempo.
Medici che vivono di protocolli standard non fanno altro che avviare gli stessi a base di Brufen, antibiotico e cortisone, non preoccupandosi spesso di un monitoraggio che dovrebbe essere doveroso nei giorni a seguire.

Arrivata inizialmente all'ospedale di Esine, nelle vicinanze e sempre in provincia di Brescia, il personale medico si è reso conto della gravità della situazione con l'unica possibilità di trasferire urgentemente la giovane donna presso il nosocomio di Brescia, secondo ospedale d'Europa per dimensioni.

Agnese è rimasta presso Spedali Civili di Brescia per meno di due giorni, per essere trasferita poi al S. Raffaele di Milano in condizioni disperate.
La famiglia, ora, è in attesa di ricevere tutte le cartelle cliniche e il diario infermieristico di tutte le strutture ospedaliere coinvolte, per verificare con medici e legali tutti i protocolli e l'iter seguiti dai diversi staff coinvolti.

Nel frattempo la sorella ci tiene a fornirci un primo articolo di rettifica di TeleBoario, testata locale che ha contattato la famiglia tramite telefono e che riportiamo a seguire:

Una famiglia sconvolta due volte. La prima dal dolore per la morte di Agnese Beatrici, la 39enne di Piancogno scomparsa venerdì scorso in un ospedale di Milano, la seconda per il fatto che la donna è stata etichettata come mamma no vax.

Agnese Beatrici, viveva a Piancogno con il marito e due figlie di 2 e 7 anni; a metà agosto si era sottoposta ad un tampone Covid risultato positivo il 17 agosto; ancora non si era vaccinata, ma stava valutando di farlo insieme ai familiari. Nel frattempo si è curata per una possibile polmonite ma il suo quadro clinico è peggiorato e si è reso necessario il trasferimento al pronto soccorso di Esine dove i medici hanno accertato un problema cardiaco per il quale si era deciso di trasferirla d'urgenza ai Civili di Brescia.
 
Qui Agnese Beatrici è rimasta solo un paio di giorni, senza migliorare, e poi è stata spostata in un ospedale di Milano, dove è deceduta lo scorso 3 settembre. Da noi interpellati, i familiari ci hanno dichiarato di non hanno ancora potuto vedere la cartella clinica e dunque tutte le cause sulla sua morte sono al momento premature.

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