Cronaca sanitaria

DISATTENDERE LA BUONA PRATICA MEDICA

Iter per la gestione dell’emergenza SARS-COV-2: richiesta di chiarimento a #MinSalute e #RegioneLombardia

Iter per la gestione dell’emergenza SARS-COV-2: richiesta di chiarimento a #MinSalute e #RegioneLombardia
  • DISATTENDERE LA BUONA PRATICA MEDICA
3 - 5 minuti di lettura

La lettera è stata spedita il 19 settembre. Destinatari il Ministero della Salute, nella persona del Ministero Speranza, la direzione al Welfare di Regione Lombardia, nelle persone dell'assessore Giulio Gallera e del direttore Luigi Cajazzo, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP).

Una richiesta esplicita di chiarimenti in merito alla gestione dei pazienti da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta.

La volontà di segnalare tutte le criticità emerse in merito a un iter imposto per la gestione del Sars-Cov-2, alla fine di quella che è stata la prima settimana di scuola per molte regioni.

Un susseguirsi di modifiche alle linee guida che variano da regione e regione - l'ultima proprio oggi in Lombardia - e che hanno mandato nel caos strutture scolastiche che hanno dovuto affrontare i primi casi di esito positivo al tampone.

L'iniziativa parte dal Coordinamento Regionale Lombardia Diritti e Salute (C.Re.L.Di.S.), costituitosi oltre un anno fa nella regione più colpita dal Covid-19, che vuole dare voce alle molteplici problematiche emerse in questi giorni per quanto riguarda le linee guida adottate e imposte dalle istituzioni sanitarie, spesso con incongruenze tra quanto dice lo Stato rispetto alle Regioni.

Si parla di procedure nel caso di accertamento di un caso di positività al virus, che può variare in base al luogo dove il soggetto ha manifestato eventuali sintomi, presso la scuola o il domicilio.

Soprattutto per quanto concerne l'ambiente scolastico, sono numerose le scuole che hanno già dovuto affrontare le criticità di casi positivi, spesso attraverso l'inadeguatezza della dirigenza scolastica, non informata a dovere sulle procedure da seguire.
Intere classi messe in isolamento fiduciario, con la richiesta alla fine dei 14 giorni di eseguire un tampone, quando la quarantena prevede proprio alla fine del suo percorso, in assenza di sintomi riferibili alla malattia, una situazione definibile come Covid free.

Le indicazioni nazionali non prevedono l'obbligo del tampone per la classe in quarantena.
La strategia da adottare viene lasciata al Dipartimento di Prevenzione (DdP) della ASL di competenza.
Mentre nelle linee regionali è previsto l'uso del tampone entro i 14 giorni per la riammissione a scuola, a livello nazionale lo Stato non ha disciplinato tale procedura.

Difronte a questa che è solo una minima parte del caos generato soprattutto nelle scuole, ecco che CReLDiS chiede chiarimenti, e lo fa attraverso gli avvocati Linda Mestriner del Foro di Monza e Flavia Ferro del Foro di Milano.

A loro sono state indirizzate le domande per tentare di chiarire la situazione che in Lombardia, come in molte altre regioni, stanno vivendo famiglie e scuole.

Quale è la motivazione che vi ha spinto ad intraprendere questa azione?

Con la ripresa delle attività scolastiche i genitori si sono lasciati prendere dal panico di fronte alla "necessità" di sottoscrivere patti di corresponsabilità proposti dalla scuola e di "dover" presentare nuovamente certificati medici in caso di assenza per malattia, quando una legge regionale del 2003 li aveva aboliti.

Ci siamo accorti però che il vero punctum dolens di tutta questa impostazione è un altro.

Cioè?

In attesa di poter effettuare il tampone nei soggetti sospetti Sars-cov-2, i pazienti non possono ricevere una diagnosi clinica da parte del pediatra di libera scelta o del medico di medicina generale poiché le linee guida di entrambi e le indicazioni operative nazionali per le scuole prevedono che non avvenga alcuna valutazione diretta in ambulatorio, ma solo tramite il triage telefonico.

E questo cosa comporta?

Gli adulti o i bambini non vengono sottoposti a visita medica e pertanto restano conseguentemente privi di una cura farmacologica ad hoc laddove risultasse opportuna.

Abbiamo letto di un caso di un bambino, sospetto covid, la cui madre è stata costretta a portarlo in Pronto Soccorso poichè il figlio, in attesa del referto del tampone, era peggiorato considerevolmente.
In ospedale si sono poi resi conti che si trattava di appendicite.
Non abbiamo avuto modo di verificare direttamente la storia, tuttavia, con una tale impostazione, non è difficile che possano verificarsi casi simili.

È pertanto assolutamente inaccettabile che, per poter curare una patologia sospetta, non si curi una patologia in essere.
In questo modo si lede il diritto alla salute del singolo con possibili ripercussioni, anche gravissime.

E CReLDiS come si è attivata?

CReLDiS, quale coordinamento regionale in Lombardia attiva per i diritti e salute, ha inviato sia in regione che al Ministero della Salute, sia alla società di medicina generale che alla federazione italiana dei medici pediatri, una comunicazione pec.

Il fine ultimo è stato quello di evidenziare queste criticità e chiedere delle delucidazioni in merito alle zone d'ombra che lasciano le attuali linee guida, oltre che, ovviamente, anche un'attivazione per un diverso modus operandi.

Con il giuramento di ippocrate i medici si impegnano a perseguire la difesa della vita e la tutela della salute fisica e psichica delle persone; in questo contesto storico sono invece trasformati in meri burocrati costretti a disattendere la buona pratica medica.

 

Fonti:

pdfCReLDiS - lettera MMG-PLS -21.9.20

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