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Comunicazione politica: la spontaneità (?) funziona

Salvini osannato, Di Maio alla gogna: quando i media generano mostri

Salvini osannato, Di Maio alla gogna: quando i media generano mostri
  • Comunicazione politica: la spontaneità (?) funziona
3 - 5 minuti di lettura

Le elezioni sono ormai passate, ma non il malcontento.
E' chiaro che un elettorato fortemente instabile e incerto, è passato a quel partito che ha risalito la china in maniera repentina, passando da un 4% del 2013 ai risultati attuali.
Ma ora è il momento di consolidare, e per farlo sono necessari i fatti, in tempi rapidi.

Una parte di queste preferenze sono chiaramente arrivate dai temi più "popolari", alla Lega piace giocare facile e argomenti come sicurezza e immigrazione sono stati il cavallo di battaglia per eccellenza.
Ma la libertà di scelta, tematica scomoda verso la quale Salvini è rimasto silente nelle vicinanze delle elezioni, ha comunque pesato fortemente sull'ago della bilancia portando milioni di famiglie a non votare affatto o a spostare il proprio voto.
Molti genitori il segnale lo hanno dato, attraverso delle elezioni che di certo non hanno la stezza valenza di quelle nazionali, ma la data del 10 luglio è troppo vicina.

Apparirà banale, ma la comunicazione l’ha fatta da padrona anche nell’ultima tornata elettorale.
I media hanno fomentato l’amore e l’odio tra gli eterni rivali alleati Salvini e Di Maio.

Il primo, scaltro stratega, promotore di se stesso, efficace e vincente senza effetti speciali.
Il secondo, un'escalation vivente: portavoce discreto, capo politico primo della classe, giovane leader dai giochi di parole. 

Perché Salvini funziona?

È diretto, punta dritto alle emozioni aprendo un canale con chi è in ascolto.

Talmente spontaneo da apparire quasi sincero.
In eterna campagna elettorale proseguendo coi cavalli di battaglia di sempre, sicurezza, immigrazione, lavoro, famiglia: parole semplici ma semanticamente pregnanti, poiché creano immagini emotive che generano aspettative in chi ascolta.

Salvini appare “uno di noi”, sta in mezzo alla gente, non dice mai di no, parla con empatia e si divincola con facilità dagli attacchi ricevuti, sia in tv sia sul web. Difficile metterlo in difficoltà nelle discussioni o nei confronti televisivi.
Stringato e deciso, non gira intorno alle parole.

Vedremo se nel breve termine, ora conclusa la corsa alle Europee, sarà in grado di concretizzare il programma, passando dalle parole ai fatti.

E di Maio?

Ha l’abitudine di mettere sempre tutto in discussione, calandosi i panni dell’eterno incompreso dalla dialettica complessa, parla perfetto politichese in antitesi col collega di Governo leghista.

Poco spontaneo, ma con uno sguardo che non mente quando viene colpito nel segno.
Talmente serioso da apparire più maturo della sua età.
Riservato, pacato, equilibrato, poco coraggioso, tuttavia capace di spostare il focus della comunicazione verso tematiche a lui favorevoli.

Dopo le ultime elezioni gli attivisti rivendicano la sua testa e Di Maio ha rimesso il mandato alla decisione degli iscritti della piattaforma Rousseau. Il risultato è stato evidente per tutti e sarà certamente oggetto di analisi.

Ma il capro espiatorio del Movimento 5 Stelle sarà davvero Di Maio?

Certo che no!

Incoerenza, tra il dire e il fare… -

… c’è di mezzo una legislatura!
Più semplice stare all’opposizione e dire sempre no, che stare al governo e fare i conti con la coerenza.
Troppi i temi disattesi che hanno inasprito i rapporti con la base, inimicandosi gli attivisti di vecchia data, quelli legati ai banchetti, ai meetup e al territorio.

E poi ci sono loro, i Ministri pentastellati, quelli che “La libertà è un diritto che Lorenzin non può togliere con 4 righe su un pezzo di carta” (Giulia Grillo), quelli che “l’unione Europea potrà darci una mano col tunnel del Brennero” (Toninelli) quelli che “il blocco del gasdotto costa troppo” (Lezzi) e così via. Senza contare personaggi discutibili con incarichi di spicco, talvolta al di sopra delle loro capacità, come la Castelli, Sibilia, Casalino.

6 milioni in meno

In un anno sono una fetta di voti enorme, vuoi gli astenuti, vuoi chi protesta, vuoi chi ha annullato la scheda, ma il malcontento era nell’aria.
È incredibile come i portavoce si siano mostrati sorpresi ed increduli di fronte ai risultati elettorali, interrogandosi sulle ragioni della disfatta, come una moglie tradita che scopre il marito dopo una tresca che dura da tempo.

E ora che succederà?

Se il M5S, dopo essersi leccato le ferite, scenderà dal piedistallo e tornerà ad ascoltare la base, c’è ancora margine per risanare le sorti di un partito trasformatosi radicalmente.

La Lega, invece, dovrà mostrarsi in grado di fidelizzare l’elettorato conquistato, realizzando il programma di governo, dalle parole ai fatti.

Per noi cittadini cosa cambierà?

Svariati gli scenari che si profilano all’orizzonte, tra cui il rimpasto e la caduta del governo.

Il momento è catartico per proseguire il pressing politico intavolando occasioni di confronto partecipati, con obiettivi comuni, senza personalismi.

Il risultato dipende anche da noi, nulla e nessuno va dato per scontato.

Pertanto, prosegue la lotta per il riconoscimento dei diritti sociali e il salvataggio delle libertà acquisite e rubate, una lotta che sia intensa e rispettosa, sentita e condivisa.

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