Anagrafe regionale in Lombardia...pronti, partenza...via!
- 10 LUGLIO: CAOS ADEMPIMENTI VACCINALI
All’orizzonte una nuova scadenza per le famiglie e per il personale amministrativo delle scuole italiane.
Se nel belpaese non possiamo ancora vantarci di possedere una anagrafe vaccinale nazionale, per la cui creazione saranno stanziati ben 2,5 milioni di euro, possiamo sempre verificare lo stato avanzamento lavori della anagrafe vaccinale informatizzata della nostra regione di appartenenza, in un quadro di evidente disomogeneità geografica.
(fonte: QUOTIDIANO SANITA)
E in Lombardia?
Caso singolare quello lombardo, che già nei mesi scorsi ha stuzzicato la curiosità della nostra redazione, durante i quali abbiamo approfondito le criticità dettate dell'incoerenza dei comunicati stampa rispetto alla realtà dei fatti:
- Anagrafe vaccinale e Regolamento UE N. 679/2018: il curioso caso lombardo
- La guerra dei dati: le coperture vaccinali quando l’anagrafe non c’è
Nonostante le incertezze del caso, ecco spuntare con un tempismo perfetto (in data 8 luglio 2019) il comunicato del’Assessore Gallera, attraverso il quale sembrerebbe profilarsi un panorama di ordine e rigore informatizzato, nonché di efficienza operativa degli ambulatori vaccinali ad accesso libero per tutta l’estate, come solerti soldati che rispondono alla chiamata alle armi in tempo di guerra (sic!)
(Fonte: REGIONE LOMBARDIA)
“Nessun obbligo o scadenza al 10 luglio per le famiglie i cui ragazzi sono in regola con le vaccinazioni obbligatorie. Per gli altri, ambulatori aperti anche senza appuntamento, ma in caso di inadempienza prolungata, scattano le sanzioni"
sostiene Gallera nel comunicato.
Ma come stanno realmente le cose?
Caos all’italiana
Raccogliendo le richieste di sostegno pervenute in queste ultime settimane in Lombardia (ma non solo) attraverso varie associazioni e comitati spontanei nati in seguito all’entrata in vigore della Legge 119/2017 sul super obbligo vaccinale, è emerso uno scenario tutt'altro che omogeneo, dove troviamo genitori contattati dalle scuole, anche in maniera pittoresca ignorando completamente il GDPR sulla privacy e, allo stesso tempo, famigle mai contattate nonostante.
Tale situazione si presenta caoticamente invariata sia per la fascia 0-6 anni, che prevede la presentazione di idonea documentazione quale requisito di accesso, sia per la fascia 6-16 anni, dove il dato sanitario andrebbe utilizzato solo ai fini della formazione delle classi.
Sullo sfondo del canovaccio pigmentato dalla consuete bizzarrie nostrane, troviamo i dirigenti scolastici, la cui discrezionalità interpretativa della legge continua concretamente a fare la differenza.
Nel frattempo, nella sola regione Lombardia si contano 20.000 bambini inadempienti, meglio definiti renitenti, la cui motivazioni restano ignorate, le loro richieste di ascolto disattese, in un circo mediatico volto a creare scontro e divisione, etichettando e strumentalizzando quelli che fino a due anni fa chiamavamo semplicemente “bambini”.
(Fonte: IL GIORNALE)