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SCIOPERO DELLA FAME DI UNA MAMMA

#Vaccini: lotta alla discriminazione che da Ivrea lancia la staffetta nazionale

#Vaccini: lotta alla discriminazione che da Ivrea lancia la staffetta nazionale
  • SCIOPERO DELLA FAME DI UNA MAMMA
2 - 4 minuti di lettura

La storia della scuola dell'infanzia Villa Girelli di Ivrea, gestita dalla cooperativa Alce Rosso, è ormai di dominio pubblico.
Le cronache riportano di una madre che con fermezza sta portando avanti la sua lotta contro la discriminazione attuata dalla dirigenza scolastica verso i suoi ed altri bambini iscritti presso l'istituto.

Una forma di protesta non violenta, portata avanti da giorni, che oggi ha visto anche la proposta di una staffetta a livello nazionale.
Un modo per incentivare l'informazione e la trasparenza verso queste vicende che non trovano spazio su una stampa che è più concentrata a dare voce ad altro, ma non alla protezione e al benessere dei bambini.

La scuola si appella a quelle che ritiene politiche socio-sanitarie di pertinenza della legge 119/17 (detta Lorenzin).

In un video mamma Chiara, insegnante e madre di 3 figli vaccinati ai quali manca solo l'MPR, spiega nel dettaglio lo svolgimento dei fatti e le sue impressioni.



In primo luogo appare evidente, per chi si trova libero da preconcetti, che si tratta di una storia di paura, nella migliore delle ipotesi, paura dello Stato da parte di un ente privato/paritario.

Di fatto la paura nei confronti dello Stato è un pessimo segnale, ricorda il feudalesimo, il fascismo e il comunismo.

Nella moderna e democratica Europa non dovrebbe albergare questo senso d'essere, ma spesso ci si dimentica e si da per scontato che "cittadini" si diventa.
Come? Imparando la Costituzione, imparando a chiedere e richiedere per i propri bisogni e mostrare e rimostrare i propri diritti.
Imparando il vero senso dell'inclusione che non è il pietismo, ma semplicemente che anche dal diverso/speciale possiamo imparare, vedere quel lato della vita che non conosciamo e magari per questo ci fa paura.
Accettare l'altro con le sue scelte e abbracciare un'etica aperta al prossimo, deontologica, non è certo facile, è un percorso.
È quella che Gesù chiama la Via per la Verità e la Vita.

L'asilo è il primo passo nella vita di comunità, una tappa fondamentale per ogni bambino e ogni bambino ne ha diritto e ne ha bisogno per crescere.
Una comunità giusta sa mettersi in grado di garantire ad ognuno il suo diritto senza calpestare quello del vicino, sa guardarsi dentro e comprendere il vero dal falso, il bene dal male, riconoscendo e proteggendo i più deboli nel modo opportuno, agendo veramente a 360°.

Non è sufficiente un giro di roulette all'ASL del quale, nella migliore delle ipotesi, non si conosce il risultato.

Una comunità giusta sa farsi le domande giuste, quelle più scomode, quelle che attivano la crisi (dal greco=scelta) autentica che porta alla crescita della consapevolezza.
Da qui l'accorgersi del mondo che trasforma gli uomini in ingranaggi di una burocrazia (potere pubblico) gestita da potentati e lobbies in grado di gestire i dissensi e veicolare l'opinione pubblica verso lidi controllati e sicuri per l'establishment.

La verità è che non c'è poi tanto da imparare dal passato....il passato lo conosciamo, è sufficiente smettere di dimenticarlo.
Una società per essere sana deve imparare a stare insieme e insegnare a stare insieme.
È un bell'esempio quello che abbiamo davanti agli occhi: Chiara é una mamma straordinaria e si batte per un diritto che ci è sempre sembrato ovvio ma che qualcuno è riuscito con la propaganda a mettere in discussione.

Chiara è "chiarissima", permettetemi il gioco di parole (il termine è un titolo di merito in ambito universitario che definisce nella persona una dote eccellente nella dialettica e nel dissertare argomenti), un'insegnante che si dimostra molto preparata nel risvegliare la memoria collettiva.

Scientificamente parlando la sua prole non è certo epidemiologicamente più pericolosa del personale dell'asilo, dei genitori che vi portano i figli o del legale che rappresenta ora la struttura.

Per concludere vorrei lasciare questo augurio alla cooperativa Alce Rosso e ai suoi burocrati:

Siate sereni, abbandonate il pregiudizio.....certe leggi sono fatte per dividere e sono in contrasto con la vita di comunità.
La scuola (anche quella dell'infanzia) ha il compito, o meglio il mandato, di unire e veder nascere tra i bambini relazioni di amicizia.
Quella relazione è il primo passo verso una cultura umana.
Aprite la porta al Cuore, apritevi al prossimo e lasciate da parte la discriminazione.
Siate Vera Buona Scuola!

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