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Finte epidemie

Epidemia di morbillo: la sfida nell'era post-eradicazione continua, ma a quale prezzo?

Epidemia di morbillo: la sfida nell'era post-eradicazione continua, ma a quale prezzo?
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3 - 6 minuti di lettura

Torna alla ribalta il morbillo, dopo un breve exploit della pertosse che sembrava essere promossa quale nuova "protagonista" delle epidemie in Italia.
Successivamente alla conclamata diffusione della malattia dichiarata nel corso del 2017, che ha visto la pubblicazione di un bollettino con 4.885 casi (poi dichiarati 4.991 a fine anno) e 4 decessi, siamo nuovamente a parlare di epidemia anche nel corso del 2018.

Ha fatto notizia quanto avvenuto a Trieste, dove vengono confermati 7 casi di morbillo, 2 sospetti e un decesso.

Probabilmente queste notizie hanno preso enfasi a seguito dalle ultime dichiarazioni del Ministro Grillo la quale, durante la trasmissione televisiva Fuori Tg di Rai 3, ha affermato:

Siamo in una fase di epidemia.
Stiamo concludendo spero in queste ore, il rinnovo del Piano di eradicazione del morbillo.
L'obbligo da solo non basta - ha ribadito il ministro - perchè come visto notizie di cronaca riportano ancora dati di morte e di infezione: a Trieste solo ieri c'è stato un altro decesso. Questo perchè non bisogna solo prevenire l'infezione, ma siccome siamo in una fase di epidemia, si deve anche controllare l'infezione: i contagiati e i contatti.
E stiamo riscontrando che incredibilmente nelle strutture sanitarie non c'è una adeguata copertura vaccinale tra gli operatori sanitari. E non è stata monitorata.

(Askanews)

Ci si sta chiedendo se il morbillo sia realmente l'attore che doveva passare in seconda scena, dato che tra tutti i vaccini sotto legge dell'obbligo pare sia quello dedicato al morbillo quello su cui c'è maggiore interesse (in un combinato trivalente o quadrivalente, insieme alla varicella).

Alla fine di settembre, proprio il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica EpiCentro parlava nel suo ultimo aggiornamento di un trend che faceva registrare una diminuzione generale dei casi in tutto il paese, come spiegato anche nella nota a corredo delle informazioni ufficiali del portale.

Probabilmente questa tendenza non rientrava nei piani "alti" del Ministero e dell'Istituto Superiore della Sanità che sono corsi ai ripari insinuando quindi una nuova epidemia o focolai epidemici.

Le indagini che vengono normalmente svolte su malattie trasmissibili - come dichiarato dall'IFIC International Federation of Infection Control - delineano cosa compie l'epidemiologo. Il suo compito è appunto quello di comprendere se in una determinata area geografica può esserci un eccesso rispetto al livello atteso (usuale) di una malattia, e da li quindi capire se si può parlare di epidemia o focolaio.
L'identificazione precoce di una epidemia è importante anche per limitare la trasmissione attraverso il personale sanitario o i materiali contaminati, dato che il potenziale può essere inizialmente identificato da personale infermieristico, medico, del laboratorio o da altro personale sanitario, o attraverso un programma di sorveglianza delle infezioni.
Solo indagini appropriate possono consentire di identificare la fonte dell'epidemia e giustificare le misure di controllo.

Possiamo dire che negli ospedali italiani questo sta avvenendo?
I casi di infezioni batteriche negli ospedali sono sempre in aumento, lo dice l’ISS http://www.epicentro.iss.it/problemi/infezioni_correlate/infezioni.asp, sarebbero circa 7 mila i morti all’anno per infezioni contratte nei nosocomi. Basta quindi anche fare semplicemente la fila in uno studio medico, il proprio pediatra per esempio, per contrarre un virus o un batterio, basta andare a fare un semplice prelievo ematico in un laboratorio.

Alla fine di agosto 2018 i casi segnalati in Italia (Bollettino n. 44 settembre 2018) non hanno raggiunto la metà di quelli dell'intero 2017, eppure si continua a parlare di epidemie e di eradicazione di una malattia. Ma il morbillo è una malattia eradicabile?

Ma se analizziamo per bene le dichiarazioni del Ministro Grillo, ci sono dei passaggi che sono importanti e da sottolineare.

Primo fra tutti l'evidenza di una epidemia, e per farlo bisogna riempire i giornali, i quotidiani on line e le tv, di una buona dose di allarmismo, ma senza approfondimenti e solamente insuinando il dubbio.
Perchè è importante che nell'immaginario collettivo si associ la malattia a un decesso, senza però portare alla luce quali altre patologie la persona che ha visto la morte portava con se, da problemi cardiocircolatori o immuno compromissione. Ma ci chiediamo: qualcuno ha mai verificato se tutti i contatti, citati dalla Grillo, che risultavano vaccinati secondo l'anagrafe vaccinale locale, erano anche realmente immunizzati?

Bisogna inserirvi anche tanti responsabili, tra cui adulti non vaccinati (i quali con molta probabilità saranno i prossimi destinatari di qualche normativa ad hoc) e gli operatori sanitari, già sotto il fuoco incrociato di MinSalute e ISS e anche dei media che in queste ore stanno sottolineando il fatto che i vaccini non sono "amati" dai medici, dichiarando che solo un 15% si immunizza (strano che qui non si utilizzi il termine "vaccina", al posto di "immunizza").

Un'altra riflessione, di certo non secondaria, è la frase che "l'obbligo da solo non basta".
Una affermazione che denota quanta attenzione ci sia su una azione che è e deve restare "politica sanitaria": se qualcuno tentasse di far passare l'obbligo come dogma scientifico, non ci sarebbe più speranza.
La salute, intesa nella sua evoluzione come scienza non esatta, diverrebbe solamente frutto della decisione di una politica e di governi che già in passato hanno mostrato infiltrazioni da parte di interessi economici privati.

Dalle dichiarazioni della Grillo emerge anche un non ultimo aspetto: serviva una giustificazione per poter portare alla ribalta anche il nuovo piano di eradicazione del morbillo.

Proprio su questo tema, il 13 giugno 2018 avevamo pubblicato una notizia che parlava di un articolo di Eurosurveillance.
La notizia aveva destato molto interesse a livello internazionale in quelle realtà che trattano lo studio delle malattie infettive, nello specifico l'eradicazione e soprattutto l'efficacia di alcuni strumenti di prevenzione.
L'articolo nostro lo trovate qui, con al suo interno il link ufficiale a Eurosurveillance in lingua originale.

La notizia portava ad una riflessione: un paese come il Portogallo, con una alta copertura per il vaccino MPR (Morbillo, Parotite e Rosolia), attorno al 96% già all'età di cinque anni, che mostrava dei dati sconcertanti:

  • l'alta frequenza di casi tra persone vaccinate, dato che nello specifico il 70% riguardavano persone regolarmente vaccinate con due dosi di vaccino MPR
  • indagini ulteriori da parte degli autori per poter raccomandare nuovi approcci, che non fossero basati sulla indiscriminata vaccinazione di massa

Il Ministero della Salute, in questo momento di forte attenzione e di prese di posizione su azioni di politica sanitaria, dovrebbe allargare le proprie fonti di informazione non solo alla cronaca nazionale, per porre più attenzione da quello che arriva dall'estero.

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